Domenica 17 Novembre 2024

Lutto nella tv italiana, si è spento a 84 anni Luciano Rispoli: il re di "Tappeto volante" - Foto

Luciano Rispoli alla presentazione della nuova serie di “Tappeto volante“ nel 2005 - Fonte Ansa
Luciano Rispoli, Enrica Bonaccorti, Sandro Curzi e Rita Forte - Fonte Ansa
Stefania Cuneo, Luciano Rispoli e Roberta Capua - Fonte Ansa
Luciano Rispoli tra Eliana Miglio e Paula Smole - Fonte Ansa
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Giulio Andreotti e Luciano Rispoli - Fonte Ansa
Luciano Rispoli tra Rita Forte e Roberta Capua - Fonte Ansa
Luciano Rispoli e Mike Bongiorno - Fonte Ansa
Luciano Rispoli e Loretta Goggi - Fonte Ansa
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Pippo Baudo e Luciano Rispoli - Fonte Ansa

ROMA.  «Ma che belle parole!»: la tv misurata e perbene di Luciano Rispoli è tutta nel suo slogan, che oggi invade i social in segno di omaggio al giornalista e conduttore di programmi storici come Parola mia e tappeto volante, scomparso ieri sera a 84 anni dopo una lunga malattia nella sua casa di Casalpalocco, a Roma. Una tv rispettosa, non urlata, pronta a puntare «sulla cultura più che sugli ascolti» e a promuovere i giovani di talento, contro «l'intrattenimento ripugnante» e la «malvagità» dei talent. Una tv che Rispoli ha sempre incarnato, anche a costo di assumere posizioni scomode, criticando quei vertici della tv pubblica che, a suo dire, lo avevano escluso in maniera «indecente e volgare». Nato a Reggio Calabria nel 1932, Rispoli entra in Rai con un concorso per radiocronisti nel 1954. È tra gli ideatori di Bandiera gialla, condotta da Boncompagni e Arbore, e di Chiamate Roma 3131. «È lui - ricorda oggi affranto Mariano Sabatini, a lungo suo collaboratore - a convincere Corrado a fare la Corrida», a lanciare in radio personaggi come Raffaella Carrà, Maurizio Costanzo, Paolo Villaggio, Paolo Limiti. In tv propone nel 1975 L'ospite delle due, «che lo storico Michele Sorice definisce il primo talk show della tv italiana, antecedente a Bontà loro di Costanzo, che è dell'anno dopo», ricorda Sabatini. Poi verranno Pomeridiana, Il gioco dei misteri, Intervista con la scienza, Una grande occasione e soprattutto Parola mia. Dal 1985 al 1988 il preserale di Rai1 gioca con l'italiano per spingere ad esplorare la lingua, a impadronirsene ampliando il lessico e scoprendone le mistificazioni: un'ambizione che si sviluppa in varie manche di gara, complici il garbo di Anna Carlucci, il serafico accademismo e l'elegante ironia dell'italianista Gian Luigi Beccaria. Un modello di tv oggi forse impensabile, che affida le lezioni di galateo alla specialista Lina Sotis o alla voce di Arnoldo Foà la lettura dei brani di 'Caccia all'autore". Dopo il grande successo, il format tornerà nel 2002-2003 su Rai3, prodotto dalla Rai Educational di Giovanni Minoli, con la scrittrice Chiara Gamberale co-conduttrice e ancora Beccaria. Un'esperienza che non durerà a lungo, ricorda Sabatini, «perchè il programma faceva ascolti che oggi fanno trasmissioni che durano anni. E arrivò una valanga di lettere di protesta». Nel 1990 Rispoli lascia la Rai per Telemontecarlo, dove conduce Tappeto volante, che debutta nel 1993: un salotto in cui si parla di arte, spettacolo, scienza, politica con personaggi che vanno da Berlusconi a Bocca, da Scalfari a Santoro, dalla Cardinale alla Fracci, dal Cardinal Tonini a Dario Fo. E poi Turturro, Gassman, Modugno, Sordi, Baudo, Fiorello, Biagi, Tremonti, Vespa, Prodi, Fassino, Bertinotti, Di Pietro, Bossi, Andreotti. Dal 'Tappeto" di Rispoli, che è affiancato da Melba Ruffo, arrivano l'annuncio clamoroso di Severino Antinori del progetto di clonazione dell'uomo i ricordi esclusivi dell'ex Capo dello Stato Scalfaro sugli anni trascorsi al Quirinale. Dopo sette stagioni il programma trasloca su Odeon, Rai Sat e infine su Canale Italia. Rispoli aspetterà inutilmente una telefonata dalla Rai: «Da anni sono escluso dalla programmazione della tv pubblica perchè ne ho più volte criticato la mancanza di contenuti. Trovo questo atteggiamento indecente, volgare e malvagio», si sfoga in un'intervista nel 2008. «La prima volta che ho incontrato il direttore generale Claudio Cappon mi disse: 'Non mi parli di programmi televisivi, io mi sono sempre occupato di siderurgià. In questo contesto è difficile che nasca qualcosa di buono in televisione». «Sono nato in Rai e le sono molto affezionato. Ma il mio rispetto e ammirazione evidentemente non sono ricambiati», non si stancherà di ripetere. Un rammarico che lo ha accompagnato anche negli ultimi anni, racconta Sabatini, puntando il dito contro la «damnatio memoriae di un professionista solidissimo. Non gli è stata dedicata neanche una puntata di Techetechetè».

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