Mercoledì 18 Dicembre 2024

I tesori di Palmira distrutti dall'Isis rinascono in 3D, mostra al Colosseo - Foto

Particolare del laboratorio per la ricostruzione in 3D - Fonte Ansa
Fonte Ansa
Work in progress di testa di toro - Fonte Ansa
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Prime prove - Fonte Ansa
Scheletro della sala dell’Archivio di Stato di Ebla - Fonte Ansa
Le operazioni di peso durante la ricostruzione in 3D - Fonte Ansa
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Resa al vero nella ricostruzione in 3D - Fonte Ansa
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La testa di Bull in 3D - Fonte Ansa

ROMA. Il Toro di Nimrud, la sala dell'Archivio di Stato di Ebla e il soffitto del Tempio di Bel a Palmira risorgono in preziose ricostruzioni con stampanti 3D, robot, utilizzo di sofisticati materiali che ricordano l'arenaria e il marmo e anche molte rifiniture manuali. L'eccezionale lavoro di ricostruzione in scala 1:1, realizzato da aziende italiane, sarà in mostra al Colosseo dal 7 ottobre all'11 dicembre. Patrocinata dall'Unesco, l'esposizione 'Rinascere dalle distruzioni-Ebla, Nimrud, Palmira", frutto dell'impegno dell'associazione Incontro di Civiltà, guidata da Francesco Rutelli, e del Comitato Scientifico presieduto dall'archeologo Paolo Matthiae, sarà inaugurata il 6 ottobre dalla presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sky Arte Hd che è partner della mostra, curerà un documentario internazionale per presentare il progetto che andrà in onda in gennaio. «Noi vogliamo essere tra i costruttori e i ricostruttori che non accettano la vittoria dei distruttori di una cultura che appartiene all'umanità intera oltre ai popoli che ne vengono privati dalla violenza e dal terrorismo», ha detto Francesco Rutelli alla presentazione e sottolineato: «Sono due anni di lavoro meraviglioso, fatto da imprese e studiosi italiani con il nostro volontariato, con il nostro impegno. L'Italia è in prima linea per la cultura». Vedrete, ha spiegato Rutelli, «qualcosa che non avete mai visto. La ricostruzione di manufatti colpiti da un'ondata tragica di iconoclastia. Pensavamo che questo processo fosse irreversibile». Con questa mostra al Colosseo, che diventa luogo simbolico, abbiamo voluto dimostrare, ha detto Rutelli, «la fattibilità delle ricostruzioni sulla base di disegni e analisi, preparare il terreno alle ricostruzioni. È una mostra di comunicazione e di test tecnico-scientifico. Noi non ci rassegniamo e quando sarà il momento di ricostruire non si dovrà cominciare da zero». Si è detto, «vi occupate delle pietre, più delle persone. Ma non si può pensare di occuparsi delle persone senza occuparsi della loro cultura. Escludere dalla condizione di gravità di ciò che sta accadendo la circolazione di un patrimonio inestimabile sarebbe un errore grave», ha detto Rutelli ricordando che «in questi giorni all'Aia è in corso un processo contro una persona responsabile di crimini contro l'umanità per aver distrutto il patrimonio culturale. È un fatto di enorme importanza». Matthiae ci ha tenuto a precisare che se si ricostruirà si devono considerare tre principi fondamentali, senza i quali lui non «parteciperebbe»: il rispetto della sovranità dei paesi, il coordinamento e controllo da parte dell'Unesco e un'ampia collaborazione internazionale. Principale partner del progetto è la Fondazione Terzo-Pilastro-Italia e Mediterraneo presieduta da Emanuele F.M. Emanuele, che ha consentito la realizzazione dei tre manufatti esposti al Colosseo. «La missione che noi abbiamo è di ricostruire realmente quei luoghi distrutti. Non mi fermerò alla ricostruzione simbolica», ha sottolineato il presidente Emanuele. Nel documentario di un'ora verrà ricostruita la storia dei tre siti e saranno documentate le ricostruzioni con «fil rouge l'iconoclastia e temi teologici. Il documentario è prodotto da Ballandi, in Italia andrà in onda in gennaio e sarà distribuito in tutto il mondo», ha spiegato Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte. E il soprintendente per il Colosseo e l'area archeologica centrale di Roma, Francesco Prosperetti, ha messo in luce: «il Colosseo era ed è una delle meraviglie del mondo. Accogliere la testimonianza che le meraviglie devono continuare a vivere è il messaggio forte di questa mostra». «Non abbiamo nessuna arroganza. Non vogliamo imporre nessun pensiero dominante se non quello dell'universalità della cultura», ha concluso Rutelli.

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