VENEZIA. In un festival tutto declinato sulla fede c'è chi al Lido evoca il demonio, come fa Rocco Siffredi quando dice «ho avuto sempre un Diavolo tra le gambe».
E lo fa ora, nella maturità (ha 52 anni), in ROCCO evento speciale al Festival di Venezia, firmato dai francesi Thierry Demaiziere e Alban Teurlai. Per lui dall'età di dodici anni «una vera e proprio ossessione per il sesso, sono stato anche ricoverato per abuso di masturbazioni» dice oggi Venezia. E ancora, in questo documentario, in sala con la Bim dal 31 ottobre, in cui si mette nudo, rivela il senso di colpa per il suo lavoro («quando tornavo a casa, mi vergognavo nel guardare negli occhi mia moglie») e la sua visione della sessualità futura che sarà totalmente aperta, ovvero pornografia e bi-sessualita per entrambi i sessi.
«Ho parlato di Diavolo perchè è il modo in cui identifichiamo il sesso - spiega -. Da bambino parlare di sesso era molto complicato in famiglia. Io il Diavolo ce l'avevo tra le gambe già da ragazzino mentre i miei coetanei seguivano alla radio il calcio. La mia sessualità - aggiunge - era insomma travolgente. E pensare che mia madre voleva farmi diventare prete e mi obbligò a fare il chierichetto. Quei principi, quell'educazione alla Chiesa, mi sono rimasti addosso e non mi hanno aiutato molto».
Certo aggiunge Siffredi:
«È più difficile mettere a nudo l'anima che il corpo come ho fatto in questo film. Parlare di sesso è difficile, lo si usa solo quando serve e poi lo si nasconde subito. Comunque se ci sarà chi non vedrà più in me più il supereroe che immaginava devo dire che me ne frego».
La scelta di mostrare ai suoi fan «non solo le mie parti intime, ma la mia vita normale con moglie e figli credo sia stata giusta. Mi dicevano sempre non avrai mai una famiglia. Invece ho avuto tutto anche più degli altri».
Certo aggiunge: «avevo molti sensi di colpa. E quando tornavo a casa cercavo negli occhi di mia moglie il suo perdono».
Pornografia su Internet?
«È cambiato totalmente il porno. Ora siti come You-porn li fanno gli ex hacker. È diventata una industria della sessualità in cui si vedono performance da atleta piuttosto che sensazioni. Una volta c'era la storia, c'erano i dialoghi».
La copertina nudo su Le Monde: «Mi ha fatto piacere. È un riconoscimento alla mia professionalità. Il fatto che qualcuno si è scandalizzato perchè mostravo il sesso non lo capisco. L'unico accessorio che è rimasto tabù ora è solo l'uccello».
Nel futuro per Siffredi: «Ci sarà una generazione al limite della pornografia e senza distinzione tra le sessualità».
Mentre la differenza tra uomo e donna per quanto riguarda il sesso?
«Le donne - dice - lo fanno col cervello, gli uomini con un'altra cosa».
E se, infine, Siffredi non vede nel futuro nessuna Moana Pozzi, come padre sa già che non avrà eredi: «Il più grande Lorenzo, venti anni, è identico alla mamma ed è un gran romantico, un ragazzo integro, la purezza in persona. Il secondo, Leonardo, è più vicino a me, fa parte di quella nuova generazione che ha paura delle donne, neanche lui comunque vuole fare porno e di questo sono contento».
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