VENEZIA. Bello, lo sguardo vagamente sarcastico, altezzoso: così Paolo Sorrentino ha visto il suo The Young Pope affidando a Jude Law la veste bianca dell'immaginario Pio XIII.
«Confesso che mi preoccupavano quei panni», ammette l'attore inglese, 44 anni, 5 figli.
E' stata calorosa l'accoglienza calorosa alla premier mondiale dei primi due episodi di The Young Pope a Venezia.
Sette minuti di applausi e tutti in piedi per il regista e il cast del film. Presenti tra gli altri Jude Law, Silvio Orlando, Ludivine Sagnier, Cecile De France e Javier Camara.
«Era un personaggio con tanti contrasti, contraddittorio e per di più con un ruolo pubblico. A tranquillizzarmi ci ha pensato Paolo - ha detto Jude Law - ricordandomi sempre che anche un papa è un uomo, complicato e con molti aspetti. Così ho trovato la mia chiave interpretativa: ho pensato non ad essere un papa ma a Lenny - l'orfano che diventa prete fino ad arrivare al soglio, ndr - che interpreta il papa».
L'attore del Talento di Mr.Ripley (nomination all'Oscar) e di vari altri film di Minghella, di Sherlock Holmes e di Grand Budapest Hotel è un fan del cinema di Sorrentino «e del suo meraviglioso linguaggio visivo», quindi ha colto l'opportunità. «Il copione era così bello e simile al lavoro di Paolo che conoscevo, l'umorismo, l'attenzione ai dettagli, le descrizioni» e così sono diventato «un colore nella sua tavolozza».
Il problema della verosimiglianza, si capisce, ha inquietato un po' Law, che ha risolto il tema pensando più che al papa al personaggio di Lenny, «onesto a prescindere dalle posizioni che prende. Credi a tutte le cose che dice anche se sono contraddittorie».
Al Papa Jude Law fa da contraltare uno strepitoso Silvio Orlando, segretario di Stato complottista e potente (ma si scoprirà adulto premuroso di un giovane portatore di handicap). «Voglio ringraziare la mezza dozzina di coach che mi hanno fatto recitare in inglese e la pazienza infinita della produzione», ha detto Orlando. Nella serie Orlando che ha il ruolo del partenopeo cardinale Voiello, legge la Gazzetta dello sport e invoca Pipita inteso non come santo ma come Higuain, il calciatore che campeggia sullo sfondo dei suoi tre cellulari.
E ora che è passato dal Napoli alla Juve che si fa, si ritocca la serie?
Geniale la risposta del supertifoso Sorrentino:
«La Chiesa si occupa di fede e tradimenti, mantenere Higuain nella serie aiuta a ricordare questi due concetti».
Il 'terreno' Voiello (ma chissà come svilupperà la trama) somiglia al cardinal Bertone? «Il male - dice Orlando - è distribuito in tutti gli esseri umani e ho pescato nel mio male, senza cercare l'ispirazione altrove».
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