MILANO. San Siro era prenotato fino a mezzanotte e mezza solo per il Boss, e il protagonista non ha tradito le attese con una delle sue epiche cavalcate live da poco meno di 4 ore che entra nella storia con una scaletta da 35 tracce. Giunti al loro sesto concerto al Meazza, a 31 anni dalla prima volta, Bruce Springsteen e la E Street Band si sono presentati fra i boati come tre anni fa con 'Land of Hope and Dreams' per passare poi a 'The Ties That Bind', tratta da 'The River', storico doppio disco del 1980 che dà nome al tour. Se pure la scaletta non presenta tutte e 20 le tracce di quell'album ma solo 14 (mai così tante in nessuna delle date europee), il concerto è un tributo a un'energia rock inesauribile che non abbandona l'artista del New Jersey nemmeno alla soglia dei 67 anni: fra fuori programma, richieste dei fan e classici della sua firma cantautorale in equilibrio tra epica e malinconia, lo show sembra un'iniezione di elettricità ancora più minimale e potente vista la formazione che ai fiati conta solo il sax di Jake Clemons. In questo senso Springsteen è un libro aperto per il suo pubblico: «Questa è la mia prima canzone ispirata ai figli», dice in italiano introducendo 'Independence Day', a poche ore dal vero e proprio giorno dell'indipendenza americana. La generosità del performer si vede non solo nel momento in cui corre in mezzo al parterre sulle note di 'Hungry Heart' ma quando verso la fine dello show su 'Dancing in the Dark' invita quattro spettatori a cantare, ballare e suonare con la band. A celebrare il culto del Boss circa 120mila persone, - si replica stasera - riunite in un'esperienza che richiama generazioni di fan. «In Europa il suo pubblico cresce e vede un ricambio: per questo qui continua con gli stadi e concerti così lunghi», spiega il promoter Claudio Trotta prima dello show. E allora la scelta dell'artista di premiare i primi arrivati alle 17 con un soundcheck di 'Growin' Up' sembra il messaggio a una platea che cresce con il suo idolo. Bruce Springsteen a San Siro è un evento epocale che richiama tutti, dal fan comune a Zucchero e Ligabue, anche loro presenti al Meazza. Ma Milano è sempre una tappa centrale che non a caso ha visto arrivare anche migliaia di spettatori dall'estero: «Quando Bruce viene a San Siro noi andiamo a sentire lui almeno quanto lui viene a vedere noi», racconta Irene, residente a Londra che dopo aver assistito alla data di Wembley del 3 giugno è arrivata a Milano per il suo 16esimo concerto del Boss.