CANNES. Segretaria seducente che finirà per diventare ricca signora nella Hollywood degli anni '30, ragazza timida capace di parlare più attraverso le frasi contratte di una chat da smartphone che nella realtà, Kristen Stewart è a Cannes con due film importanti, Cafè Society di Allen e in concorso con Personal Shopper di Olivier Assayas e occupa l'attenzione mediatica del red carpet (è tornata con la sua ex Alicia Cargile? Le foto testimoniano le due donne mano nella mano), ma soprattutto conquista la critica per le sue interpretazioni. La ex ragazzina di Twilight con folla di adolescenti adoranti al seguito, investita da una fama tipo quella del DiCaprio di Titanic, prova a fare sul serio da qualche tempo e con credibilità. «Tanti film da girare è inebriante, non voglio esagerare, ma al tempo stesso ho l'impressione di riuscire a fare tutto, persino a ricaricare le batterie. Negli ultimi mesi tra Allen e Assayas e l'impegno per Chanel sono stata sette ore sul set e non mi sono mai sentita meglio». Gli autori l'hanno cominciata a notare, saga dei vampiri a parte: ha iniziato coraggiosamente Walter Salles con On the road, poi ha incontrato sulla sua strada Assayas che in Sils Maria le ha dato un ruolo da protagonista accanto a Juliette Binoche, poi è arrivato Allen, di nuovo Assayas e ora aspetta l'uscita a novembre del film diretto da Ang Lee, Billy Lynn's Long Halftime Walk. «Amo lavorare con Olivier, non c'è bisogno di tante spiegazioni, lui vuole che tu reciti nel modo più naturale possibile. E con Allen, senza fare troppi paragoni, è stato formidabile, riescono entrambi a tirare fuori il meglio dai loro attori», dice l'attrice che oggi ha 26 anni e all'epoca di Twilight non era neppure maggiorenne. Capelli platino, look sempre molto contemporaneo da donna della sua età, si trasforma sul red carpet. In Personal Shopper è l'assistente di una modella, si occupa del suo look con impegno e senso pratico, ma nella vita privata è alle prese con la perdita del fratello gemello Lewis e con una presenza soprannaturale - potrebbe essere Lewis o altro, non si sa - incombente che la spaventa. Insomma sono meglio i vampiri o i fantasmi? «I fantasmi - dice e chi vuole leggerci un riferimento al vampiro Robert Pattinson con cui ha avuto un relazione faccia pure - e io ne ho paura». «Questo è un film sulla ricerca di sè, dell'identità, ho voluto essere la persona che ha denudato il più possibile il proprio pensiero», spiega Kristen che in Personal Shopper ha una intensa scena di sesso solitario. Imbarazzo? «No, tutto è molto cerebrale, la Maureen che interpreto prende coscienza così del suo lato animale, per il resto è una giovane particolare, tutta costretta nel suo lutto, in quel legame con il fratello che sembra non spezzarsi mai, in una solitudine incredibile che quasi le impedisce di parlare, pronuncia frasi smozzicate, il suo modo più facile di comunicare è attraverso il telefonino, è un pò una disadattata». Se ricevesse davvero quei messaggi, ammette, «sarei terrorizzata, sul set ero adrenalinica, in ansia per quello che accadeva, mi faceva paura. Olivier, con cui mi intendo magnificamente, volutamente non rispondeva alle mie richieste di spiegazioni, motivandomi così come attrice, riusciva ad accendere una sorta di fiamma in me. Quando lavoro con lui ho l'impressione di creare invece di 'seguire' un copione». Il risultato ha lasciato perplessi, il film ad una proiezione stampa ha ricevuto fischi e buu. «È la prima volta che faccio qualcosa che ha a che fare con il soprannaturale e il tentativo è stato di riuscire a fare un film realistico, sul mondo della moda, collegandolo però ad una dimensione magica che dava sostanza all'inospitale solitudine della protagonista, lavorando su una zona grigia. Mi piaceva anche fare riferimento all'esoterismo dell'800, ai tavolini con gli spiriti che affascinavano Victor Hugo. Le cose che allora sembravano inimmaginabili ora con la tecnologia sono diventate possibili». Assayas, amato dalla critica francese, regista che oscilla tra l'ammirazione per il cinema asiatico (Irma Vep con la sua ex moglie Maggie Cheung) e il racconto della storia (Carlos, Apres Mai), fischiato per una volta? «Cannes è emozionante per quello, non sai mai cosa ti aspetta e devi essere pronto a tutto».