Il Trionfo d'amore di Bacco e Arianna è tornato a compiersi negli azzurri e verdi originari. Così come la grande festa di dei, angeli e ninfe, con Giove e Giunone incorniciati dagli stucchi dorati.
È la Galleria dei Carracci a Palazzo Farnese a Roma, capolavoro realizzato tra il 1597 e il 1608 dal pittore Annibale con il fratello Agostino e i loro allievi (per molti la sua risposta alla Cappella Sistina di Michelangelo), che domani riaprirà le sue porte dopo 18 mesi di restauro.
Un lavoro di squadra internazionale tra Italia, Francia e Stati Uniti, finanziato per 800 mila euro dal World Monuments Fund (la più grande organizzazione internazionale privata per la tutela dei monumenti storici nel mondo), più 200 mila euro dalla Soprintendenza speciale del Polo museale di Roma.
«Mai come in questo luogo - spiega il ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini - si capisce il significato della parola 'patrimonio dell'umanita»: proprietà italiana, sede dell'Ambasciata francese e fondi privati internazionali. Soprattutto - aggiunge - si dimostra la straordinaria eccellenza, riconosciuta in tutto il mondo, dei nostri restauratori e dell'Istituto Superiore di Conservazione Restauro«.
»L'Italia - concorda Bertrand du Vignaud, presidente del WMF Italia ed Europa - non ha solo i beni culturali più importanti al mondo, ma anche i restauratori più bravi. I Farnese avevano un patrimonio incredibile e qui abbiamo dovuto prendere decisioni difficili, che le generazioni future giudicheranno«. Un lavoro minuzioso, che ha unito tecniche all'avanguardia come il laser e iniezioni di resine invisibili per le lesioni a lavori certosini di pulitura con garze di carta giapponese e acqua.
»Abbiamo lavorato in 26-30 restauratori: eravamo più noi degli operai dei Carracci«, raccontano con un sorriso le direttrici operative del restauro di stucchi e dipinti murari, Carla Giovannone ed Emanuela Ozino Caligaris. Venti metri di lunghezza e 7 di larghezza, la Galleria fu commissionata per il matrimonio di Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII, come luogo privato di passeggiate. In un rincorrersi di miti e trompe l'oeil, la sua volta a botte, interamente affrescata con scene degli Amori degli Dei ispirate alle Metamorfosi di Ovidio, era già stata oggetto di restauro nel Seicento, per mano di Carlo Maratti che la puntellò con 700 grappe di ferro, e poi nel '94.
»La prima sorpresa oggi - dicono le restauratrici - è stata scoprire che, al di là dei problemi stabilità, sotto lo strato di grigio cinerino applicato nel '700, gli stucchi erano praticamente integri: il 95% della lamina d'oro che vedete è quella originale«. Dopo la messa in sicurezza, ecco un'altra sorpresa: una piccola galleria nella galleria composta da scritte, schizzi, caricature che visitatori nei secoli hanno impresso sui muri e che il restauro riporta alla luce nel rispetto »dell'istanza storica del manufatto«.
Grazie alle nuove tecniche di indagine e al lavoro congiunto con i fisici del Cnr, poi, »potremo anche dire in quante giornate e in quale sequenza Annibale realizzò i dipinti. E forse capire come le sue maestranze potessero realizzare decorazioni che oggi nessuno è più in grado di fare«. Il risultato, commenta l'ambasciatrice di Francia in Italia, Catherine Colonna, »è la restituzione di quell'inno alla vita immaginato da Carracci, che esprime in pieno lo spirito del suo tempo e che finalmente rivediamo nella sua 'verita«».
Da oggi, la Galleria tornerà visitabile tre giorni a settimana ed eccezionalmente il 19 e 20 settembre per le Giornate Europee del Patrimonio.
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