MILANO. È un «regalo» per Josè Carreras tornare a cantare alla Scala. E farlo a quarant'anni dal suo debutto, nel 1975 con 'Un Ballo in maschera'. «Essere alla Scala per qualsiasi artista lirico è un regalo che la professione ti offre - ha spiegato alla presentazione del suo concerto di domani -. Non ce n'è un altro così. È sempre una grande sfida ma anche una grande soddisfazione». E soddisfatto di averlo è il sovrintendente Alexander Pereira, che con il tenore spagnolo ha lavorato in tutti i teatri dove è stato. Carreras - che a Milano ha partecipato a produzioni entrate nella storia come il Don Carlo diretto da Abbado per il bicentenario del teatro o la Carmen dell'84 in cui si è alternato con Placido Domingo nel ruolo di don Josè - offrirà un repertorio che lui stesso considera poco canonico. Oltre all'accompagnamento pianistico, infatti, Carreras sarà coadiuvato dal quartetto d'archi della Scala in un programma che include brani di Puccini, Scarlatti, Leoncavallo ma anche di autori latini come Tata Nacho o Carlos Guastavino, senza dimenticare la canzone napoletana con Vurria ed Era de Maggio. «Dopo quarant'anni penso di potermi permettere un repertorio non così rigoroso - ha aggiunto -. E quelle canzoni le cantava anche Caruso e quindi abbiamo sempre una scusa». E l'apporto del quartetto «serve a fare un concerto un po' diverso, presentarsi in modo differente». «Da qualche anno ogni volta che salgo sul palco penso di essere fortunato a cantare ancora e ogni volta penso che si avvicina quella che sarà l'ultima» ha aggiunto. Per ora sembra lontana: dopo questo concerto sostenuto da American Express, Carreras ha già una serie di impegni fissati a Tokyo, Berlino e persino Vilnius la sera di San Valentino dell'anno prossimo. Ma il sogno, quando si ritirerà, è di dare l'addio a Milano. «Chiudere la carriera alla Scala, sarebbe il desiderio di tutti i cantanti. E tornare dopo quarant'anni dal debutto mi dà la possibilità di togliermi un'enorme soddisfazione. E spero che saremo tutti soddisfatti a fine serata».