Lo sguardo dritto avanti a sé; le mani in raccoglimento. In assoluto silenzio. La foto diffusa dal Quirinale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella davanti alle bare dei migranti allineate sul parquet del palazzetto dello sport di Crotone, è l’immagine simbolo di una giornata vissuta dal Capo dello Stato all’insegna del cordoglio e della commozione. Una commozione intensa che ha raggiunto il picco nell’incontro con alcuni dei familiari delle 68 vittime, in larghissima parte afghane, con il presidente che ha ascoltato con attenzione e rivolto loro parole di conforto e vicinanza. E proprio ai profughi superstiti e ai loro familiari Mattarella ha assicurato «pieno sostegno», sostenendo che «si occuperà della condizione degli afghani che sono richiedenti asilo». Una situazione, la loro, «prioritaria». Dalla folla che era all’esterno è invece arrivata con forza all’attenzione del presidente una richiesta di «giustizia e verità» dopo quanto accaduto. Il Capo dello Stato, apparso particolarmente teso e toccato dalla tragedia consumatasi in questo angolo di Calabria ionica non esente da disagi e difficoltà economiche (Crotone è la sua provincia sono in coda alle principali classifiche del benessere), ha iniziato la visita privata con un passaggio nell’ospedale San Giovanni di Dio dove sono ricoverati 15 superstiti, alcuni dei quali bambini tra i due e i 15 anni, due risultati positivi al Covid e in isolamento. Al suo arrivo all’ingresso del nosocomio, tra i rigidi protocolli imposti dal cerimoniale, il presidente della Repubblica, che si era fatto precedere da alcuni doni per i piccoli degenti, ha trovato a riceverlo con il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale Simona Carbone e il direttore sanitario Lucio Cosentino, anche una piccola folla di operatori sanitari, pazienti e cittadini. Mattarella si è intrattenuto con medici e personale che ha ringraziato per il lavoro svolto in emergenza. Lasciando l’ospedale ha salutato con la mano le persone che lo hanno atteso per applaudirlo e per chiedere: «Presidente non ci abbandoni». Dell’incontro al Palamilone con i familiari delle vittime che hanno chiesto aiuto per il recupero dei dispersi e l’assistenza ai superstiti soprattutto per il rimpatrio o il trasferimento delle salme, ha riferito anche Mara Eliana Tunno, psicologa di Medici senza frontiere incontrando i giornalisti. I partecipanti, tra cui alcuni sopravvissuti ospitati nel Cara di Isola Capo Rizzuto con addosso ancora i segni della tragedia di domenica scorsa, si sono rivolti al Capo dello Stato, ha detto Tunno, per chiedere che una tragedia del genere non si ripeta mai più. Per loro, hanno detto, «partire è una necessità, un bisogno e non è una scelta. Le persone che scappano, lo fanno perché sono obbligate e cercano di salvarsi la vita». Il presidente, prima di lasciare la Calabria ha ringraziato i sindaci di Crotone e Cutro per la generosità delle comunità locali che nell’immediatezza hanno soccorso e accolto i profughi. E nella città attonita e ancora incredula per una tragedia che in molti hanno definito «ingiusta e assurda» non si è fermata la partecipazione dei cittadini, tantissimi gli stranieri immigrati e gli studenti, che in questi giorni di mesto pellegrinaggio hanno ricoperto di fiori, messaggi e cartelli le ringhiere della struttura sportiva. Un coinvolgimento corale, rispettoso, spesso caratterizzato da preghiere interreligiose e momenti di riflessione, quello che tanti di uomini e donne di ogni età, madri con i loro bambini, studenti che hanno voluto rendere omaggio, sin dal mattino, alla camera ardente.