Venerdì 10 Maggio 2024

Il Belice ricorda il terremoto di 55 anni fa, una ferita ancora aperta

Gibellina distrutta dal sisma del 1968
Una veduta dei ruderi di Poggioreale dopo il terremoto del Belice
 
 
 
 
Ecco le immagini della tendopoli allestita a Campobello di Mazara. Qui è morto Oussmane, un giovane di 20 anni originario del Senegal, a causa di un incendio divampato all’interno della tendopoli stessa. In questi “alloggi“ improvvisati vivono in condizioni di forte degrado circa 500 immigrati,impegnati nella raccolta stagionale delle olive e nellavendemmia nella Valle del Belice. La struttura, allestita concellophane, stracci e legno su una base di cemento che ospitavale baraccopoli del terremoto del 1968, costituisce l’unico rifugio per gli extracomunitari che vengono ingaggiatiper lavorare in campagna, con il sistema del caporalato. Ousmanne è mortodopo essere stato trasferito in un repartospecializzato dell’ospedale Civico di Palermo. «Era arrivato inItalia sette mesi fa, ospite di uno zio a Milano. Poi, pur diguadagnarsi da vivere, aveva lasciato il Nord e si eratrasferito in Sicilia», racconta Maurice, suo connazionale.
 
 
 
 
 

Tra il 14 e il 15 gennaio di cinquantacinque anni fa una serie di forti scosse di terremoto sconvolse la vita della Valle del Belice, una vasta area della Sicilia Occidentale compresa tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo. Una ventina i centri coinvolti nel sisma, alcune scosse furono avvertite fino al capoluogo siciliano e a Pantelleria. Una catastrofe che sconvolse la serenità di quei posti per sempre, cancellando definitivamente alcuni Paesi. I Comuni di Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Menfi, Santa Ninfa, Santa Margherita Belice furono scossi irrimediabilmente nella loro vita quotidiana. Furono circa trecento i morti, circa cinquecento i feriti (anche se i numeri nelle cronache dell’epoca non sempre corrispondono), molte decine di migliaia gli sfollati. Era l’inizio di un incubo per i sopravvissuti. La tragedia più grande fu vissuta a Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago. Una ferita ancora aperta a distanza di più di mezzo secolo. Per decenni gli sfollati furono costretti a vivere e morire nelle tendopoli prima e nelle baraccopoli dopo. Le ultime baracche furono smantellate nel 2006. E’ questo il metro più crudo di una burocrazia che si rivelò incapace di dare risposte immediate a quel dramma. La vecchia ferrovia che collegava i centri più interni con la costa non fu mai ripristinata, la ricostruzione mai veramente completata. Alcuni centri, come Poggioreale e Gibellina furono abbandonati e ricostruiti altrove. E l’economia di quei posti continua a risentire ancora oggi del disastro di cinquantacinque anni fa. Cominceranno oggi pomeriggio, alle 16,30, a Montevago le celebrazioni commemorative. Nei locali della biblioteca comunale del centro dell’Agrigentino, verrà presentato il libro Xirotta una memoria scomparsa e nascita di un Paese di Giacomo Giuffrida Samonà. A seguire si terrà una fiaccolata dalla chiesa Madre Ss. Pietro e Paolo sino alla chiesa madre del vecchio centro abitato, dove verrà deposta una corona d’alloro per ricordare le vittime del sisma. Domenica, alle 18, nella chiesa Madre Santissimi Pietro e Paolo, sarà celebrata una messa e seguirà un concerto della Croce Rossa. A Santa Margherita di Belìce, domenica 15 gennaio, alle 9,15, al cimitero comunale verrà deposta una corona per le vittime. Alle 10,15, al Museo della memoria, verrà deposta una seconda corona e, a seguire, celebrazione della messa nella Chiesa madre. Alle 18, in consiglio comunale, lettura di due missive d’invito, al presidente del Consiglio dei ministri, ai ministri e ai deputati del territorio, perché «le istituzioni assumano consapevolezza storica del peculiare debito dello Stato nei confronti di Santa Margherita di Belìce e dei ritardi che sono ancora da colmare». A Salaparuta domani, alle 10,30, celebrazione della messa nella chiesa Santissima Trinità. Alle 11,30 deposizione di una corona al monumento in ricordo delle vittime, sulla strada provinciale 19. A Contessa Entellina, nel Palermitano, domani, alle 10, deposizione di una corona al cimitero comunale. A Partanna, domani, alle 10,30, nella Chiesa madre, messa celebrata dal vescovo di Mazara del Vallo monsignor Angelo Giurdanella. Al termine verrà presentato il restauro della tela di San Nicolò da Tolentino. Alle 12 incontro con le autorità in Comune.

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