Si chiamavano entrambe Giovanna, avevano la stessa età, 44 anni, ed erano mamme. Tante coincidenze, compresa quella di avere avuto lo stesso destino: uccise dall’uomo che diceva di amarla. Giovanna Bonsignore di Villabate in provincia di Palermo, volontaria dell'associazione Archè, è stata ammazzata nel suo appartamento con un bisturi da Salvo Patinella, 41 anni, con il quale aveva una storia da 7 anni. La donna era madre di una quindicenne avuta insieme all'ex marito.
Giovanna Frino era nella sua casa di Apricena (Foggia) quando il marito Antonio Di Lella si è avvicinato e le ha sparato ripetutamente al torace. Tutti i colpi sono andati a segno e lei è caduta sul pavimento della cucina, senza vita. Nella stanza accanto c'era la figlia, che non era andata a scuola per l'influenza.
Due femminicidi in poche ore. Nel primo caso, dopo l’assassinio, l’uomo si è tolto la vita e quando i carabinieri, chiamati dal vicino, hanno sfondato la porta, hanno trovato i corpi dei due riversi sul pavimento. Nel secondo caso, l’uomo, con un passato da guardia giurata, è stato sottoposto a fermo per omicidio volontario.
Tanti i messaggi di cordoglio sui social per le famiglie delle vittime. “Ho appreso una notizia che mi ha devastato – scrive un’amica di Giovanna Bonsignore - Non ci posso ancora credere e non voglio giudicare nessuno, penso che a volte la vita è crudele. Prego Dio affinché Giovanna sia accolta tra le sue braccia e possa ricevere tanto amore, perché solo amore meritava in questa Terra. Grande donna e mamma. Mi auguro con tutto il cuore che tua figlia Carlotta possa avere la tua stessa forza, affinché possa andare avanti senza di te e superare questo grande dolore, ti prego Giovanna veglia su di lei e riposa in pace”.
Un messaggio arriva anche dal sindaco di Apricena, Antonio Potenza. "Una tristezza infinita. Sono addolorato per la vita incomprensibilmente spezzata alla nostra concittadina e vicino alle famiglie distrutte dal dolore per questa immane tragedia - scrive il primo cittadino -. Ciò che è accaduto oggi è una brutta pagina per la città di Apricena. In segno di cordoglio e vicinanza, sono state sospese tutte le attività natalizie in programma per la giornata odierna. Porgo alle famiglie coinvolte il mio personale cordoglio e quello dell'intera nostra comunità. Che i nostri fiori e le nostre preghiere possano raggiungerti: riposa in pace Giovanna e veglia sulle tue figlie".
A piangere più di tutti ora sono i figli delle vittime di femminicidio, sopravvissuti ma che continuano a convivere con un dolore lancinante e una mancanza che ha già cambiato per sempre la loro vita. Queste morti si vanno ad aggiungere all’angosciante elenco che fino al 20 novembre scorso contava 104 vittime dall’inizio del 2022. Ora sono diventate 111. Secondo il rapporto Eures che ha tracciato l’identikit degli autori dei femminicidi, in oltre nove casi su dieci i killer sono uomini. Il 57,4% delle morti è opera del partner, il 12,7% dell’ex.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva parlato di "un’aperta violazione dei diritti umani diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali e sociali» e aveva esortato a un’opera di «prevenzione" che “investa sulle generazioni più giovani" con "l’educazione all’eguaglianza". "Per troppe donne, il diritto a una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà", aveva proseguito il Capo dello Stato. E la premier Giorgia Meloni aveva identificato tre pilastri essenziali per il governo: prevenzione, protezione e certezza della pena.
In occasione del 25 novembre, soltanto tre settimane fa, i luoghi della politica si erano illuminati di rosso e i nomi delle 104 donne uccise fino al 20 novembre riempivano la facciata di Palazzo Chigi. Da Guglielmina a Vera. Con l’intero governo al centro di piazza Colonna, davanti a fotografi e giornalisti per partecipare all’iniziativa "Illuminiamole", un segno dell’adesione della presidenza del Consiglio alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E poi i flashmob, i cortei nel fine settimana, le performance in tutta Italia. Sagome nere, panchine dipinte di rosso, letture. Ma dalla fine di novembre la violenza non si è mai fermata. Davanti a nessun appello, frase o manifestazione. E le donne uccise, a oggi, sono diventate 111. Femminicidi avvenuti soprattutto in famiglia. Gli assassini: i mariti, i compagni, i figli, gli amici. In casa, al lavoro, per strada. Con un coltello, una pistola o a mani nude. Donne vittime dell’odio e della violenza.
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