Domenica 24 Novembre 2024

Il racconto dell’alluvione: «È stato uno tsunami, vedevamo le auto galleggiare»

Barbara è tra le località più colpite
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
I danni dell’alluvione a Barbara, nell’Anconetano
Si organizzano i soccorsi

«Non è stata un’alluvione ma uno tsunami». Il sindaco di Barbara, tra i centri dell’Anconetano più colpiti, Riccardo Pasqualini, mani sui fianchi, sgrana gli occhi davanti al ponte che collega la cittadina alla Provinciale Corinaldese mentre i vigili del fuoco ne ispezionano la parte bassa e il letto del fiume quasi in secca fino a ieri. Sul ponte, crollate parti di transenne, uno spesso strato di fango, rami e piante di grande fusto che i pompieri stanno tagliando con una motosega per ripristinare la viabilità mentre un bobcat trascina via pezzi di tronchi. Uno scenario di fango che a Pianello di Ostra ha danneggiato decine e decine di case, facendo anche vittime. «Sono qui per aiutare mio fratello Mariano - dice Massimo - è dovuto salire sul tetto per salvarsi e la sua casa è piena di fango. L’acqua è arrivata fino al piano di sopra. Qui gli aiuti non si sono visti». Claudio è seduto davanti casa con un cane e un gatto: «Li ho portati con me sul tetto. Sono sceso quando l’acqua è andata giù: siamo salvi». Due amici, Salvatore e Valeria, cercano di sdrammatizzare: hanno imbandito una tavola davanti casa mentre si cerca di ripristinare la situazione molto difficile «Tra di noi ci aiutiamo - dice Salvatore - ma di aiuti non se ne sono visti». «Cerco di salvare un po’ di vestiti dei miei figli - aggiunge Valeria -. Piano piano ripartiremo, sono cose rimediabili, altre invece non si rimediano». Il Nevola ingrossato dalle piogge, nella zona di Barbara, ha superato l’altezza del ponte vicino alla Corinaldese, arrivando ai balconi al primo piano delle case. L’inondazione ha lasciato dietro sé morti, dispersi, danni. Torrenti come fiumi, frazioni isolate, decine di persone salvate sui tetti e trasportate con gommoni da rafting, casello Senigallia chiuso. Viabilità bloccata nella zona, molte strade non percorribili, ponti impraticabili, mezzi di vigili del fuoco e protezione civile che lavorano incessantemente da stanotte, problemi di segnale telefonico, Internet e blackout. Prima del ponte, una villetta a due piani con vetri delle finestre rotti al pianterreno. Qui è morta Erina, 75 anni, nel tentativo di chiudere le finestre. «Ho visto la morte», racconta all’Ansa Vale, 41 anni, di origine albanese, sotto choc. Nella casa abita con la figlioletta, il compagno, il nonno di lui e la compagna Erina che è morta. «Il mio compagno lavorava e io ero di riposo ieri, ero a casa - ricorda Vale, scalza e con i piedi infangati -, altrimenti sarebbero morti anche il nonno e mia figlia. Ci siamo salvati andando di sopra». In una casa vicina, la residente ricorda: «In un attimo era tutto allagato. Vedevamo fuori le auto galleggiare. Abbiamo salvato il salvabile e siamo andati di sopra. Ci siamo buttati sul letto mezz'ora, sono esausta». Dietro la casa, a poche centinaia di metri, un’altra villetta gialla dove ieri sera Simone Bartolucci, 23 anni, la madre Brunella Chiù, 56 anni, e la sorella Noemi, 17 anni, stavano partendo in auto per sfuggire alla furia del fiume. «Stavamo andando via per l’allerta - racconta Simone -, il fiume me le ha portate via davanti agli occhi». Lui è stato trascinato dalla corrente ma è riuscito ad aggrapparsi a una grossa pianta. «Sono stato lì due ore fino a quando non ce l’ho fatta a scendere». Tra Castelleone di Suasa a Arcevia, madre e figlio - Silvia Mereu, 56 anni, farmacista, salvata, e il figlio Mattia Luconi, di soli 8 anni, disperso - travolti in auto su un ponte sommerso da fango e legna. Un residente di frazione Ripalta si fa largo nella melma: «Vado con la fidanzata a cercare un gruppo elettrogeno, siamo isolati non abbiamo luce». Danni ingenti anche ad aziende tra cui il Molino Paolo Mariani di Barbara, allagato, con «cisterne che giravano nell’acqua come un vortice e un 1,5 metri d’acqua - riferisce Danny Mariani, figlio del titolare -. È stato uno tsunami, incredibile se non lo si vive». Il primo cittadino di Barbara non riesce a spiegarsi la forza e della rapidità dell’onda, parla con il presidente della Provincia Daniele Carnevali, anche lui sul posto. «Le piogge? No, secondo me - ipotizza il sindaco - è stato come se qualcosa ostruisse il corso del fiume, passato da 3 a 60 metri, poi si è “sbloccato”, come il cedimento di una diga, è venuto giù il mondo in un attimo. Un rumore sordo, poi l'ondata. Non è stata un’alluvione ma uno tsunami. Le responsabilità? Stiamo risolvendo la situazione, vedremo poi».

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