Martedì 14 Maggio 2024

A Senigallia 150 sfollati: «Chiusi in casa e coi telefonini nell'acqua, non potevamo chiamare»

Senigallia ha attrezzato un centro accoglienza per gli sfollati
Il centro di accoglienza
 
La strada accanto al fiume Misa
Senigallia inondata
Senigallia
Senigallia
Senigallia durante l’inondazione
Le strade inondate
Le strade di Senigallia

Sono oltre 150 le persone ospitate al centro di accoglienza che la Caritas ha allestito al seminario vescovile di Senigallia. È un continuo via vai di ambulanze, mezzi delle associazioni di volontariato, auto dei privati cittadini: hanno trasportato gli sfollati in un posto sicuro e beni di prima necessità nei locali messi a disposizione dalla Diocesi senigalliese per fronteggiare la grave crisi legata all’esondazione del fiume Misa. «Abbiamo aperto velocemente il centro - ha dichiarato il direttore della Caritas di Senigallia, Giovanni Bomprezzi - per dare una risposta immediata a chi ha perso tutto. Sono arrivate circa novanta persone, soprattutto anziani e nuclei familiari, ma una trentina è riuscita a trovare una sistemazione da amici o parenti. Il problema è che ancora oggi, a diverse ore dall’inizio dell’emergenza, ancora arrivano le ambulanze a trasportare persone che non hanno più nulla». C'è un grande lavoro da parte dei volontari di varie associazioni, una quarantina quelli che a turno si stanno impegnando per far sentire un po' come a casa le persone sfollate. «Mi ha colpito lo sguardo delle persone che arrivavano senza scarpe, in camicia da notte - continua Bomprezzi - ed è davvero emozionante vedere che per qualcuno rappresenti una boccata di serenità in mezzo a tanta devastazione». Tra le testimonianze, la signora Simona racconta di essersi vista arrivare l’acqua dentro casa in poco tempo: «La mia casa è al piano terra e subito ha raggiunto oltre un metro di altezza. Hanno iniziato a ribaltarsi il frigo, persino l’armadio con tutti i vestiti, e anche il letto non era più stabile. I nostri telefoni sono caduti nell’acqua quindi non potevamo chiamare nessuno e nemmeno uscire perché era pieno di fango. Ci hanno aiutato due ragazzi, due sconosciuti - racconta con le lacrime agli occhi - e così la Protezione civile è potuta venire a salvare me, mio marito e mia figlia». Anche lo stradone Misa, la via che come recita il nome costeggia il fiume esondato, è divenuto ben presto inagibile. La signora Simonetta abita in uno dei punti più bassi della via. «Dormivamo quando sono passate le auto della polizia locale e della Protezione civile a segnalare di spostarsi ai piani alti. Ci siamo svegliati con l’acqua già dentro casa: tutto era ribaltato, un inferno». Per salvarsi hanno dovuto, lei e il marito, rimanere per due ore seduti su un tavolino. «Solo verso le 4 di notte sono arrivati i vigili del fuoco con il gommone per portarci via. Ma noi qui abbiamo perso tutto».

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