La folla del Sabato santo. Gli chalet, chioschi-bar tipici partenopei, davanti allo stadio Maradona nel quartiere di Fuorigrotta, a Napoli, pieni di ragazzi. In lontananza una Fiat 500 grigia che corre a folle velocità mentre il guidatore suona il clacson. Dietro, uno scooter con due uomini in sella. Caschi integrali entrambi e il passeggero anche con una pistola tra le mani. Un colpo, poi altri sei, poi altri due. E lo schianto dell’auto contro altre in sosta. Le urla. Il panico e la consapevolezza dei presenti di essere testimoni di un agguato di camorra. Questo quanto è avvenuto ieri notte nel capoluogo campano. A morire sotto i colpi di una pistola calibro 9x21, Enrico Marmoreo, 25 anni, precedenti per reati di droga, che abitava poco distante dal luogo in cui ha perso la vita.
Sul posto i carabinieri della compagnia di Bagnoli hanno fatto i primi rilievi. Indaga la Dda di Napoli perché l’agguato è da inquadrare nella faida scoppiata già da un anno, che ha provocato quattro morti e che coinvolge i Bianco-Baratto contro gli Iadonosi che a loro volta tirano in ballo gli interessi dei clan del Rione Traino e di Secondigliano. Una guerra a tutto campo e che come i contrasti tra clan di Napoli mette in gioco più cosche di diversi quartieri distanti chilometri gli uni dagli altri. Momenti di tensione ieri notte all’arrivo dei familiari della giovane vittima. L’area a ridosso degli spogliatoi dello stadio è servita da diversi impianti di videosorveglianza anche pubblici ed è tra quelle immagini che gli investigatori cercano per trovare elementi sulla dinamica e le responsabilità dell’agguato, oltre che nella vita della vittima, arrestata nel 2015 perché trovata in possesso di una grande quantità di droga.
Il delitto arriva quando non si è ancora spenta l’eco di commozione per la morte del giovane Giovanni Guarino, del quale si sono celebrati ieri a Torre del Greco i funerali.
«Facciamo schifo!», gridava disperata una ragazzina di 14-15 anni, piangendo abbracciata ad un’amica mentre la bara bianca di Giovanni Guarino usciva dalla Basilica di Santa Croce, a Torre del Greco (Napoli). Indossava anche lei una t-shirt con la foto del ragazzo, ucciso la sera di domenica 10 aprile al Luna Park del quartiere Leopardi da due minori di 15 e 16 anni della vicina Torre Annunziata. I ragazzi, un centinaio, che hanno preparato con striscioni, palloncini azzurri a forma di croce, fumogeni ed il coro «uno di noi», l’ultimo saluto al 19 enne, «il gigante buono», sembrano la parte migliore di questa tragedia che commuove l’intera città. Trecento persone in chiesa, duemila circa sul piazzale esterno ad aspettare, mentre i negozi hanno abbassato le saracinesche per il lutto cittadino.
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