Sfilano tra le bandiere della pace e quelle di Libera, al collo un cartello con il nome e la foto del proprio caro: sono i parenti delle 1.055 vittime innocenti di mafia. Ognuno con la propria storia, in molti alla ricerca di una verità mai accertata. Mario Spampinato, Annalisa Durante, Gelsomina Verde; Attilio Romanò, Peppino Impastato, Silvia Ruotolo, Grazia De Palo e così via come fosse un rosario: i loro nomi vengono scanditi più volte durante il corteo e poi in piazza del Plebiscito. I loro cari sfilano a Napoli, luogo fulcro della 27ma giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie promossa da Libera e Avviso pubblico, ma il loro nome risuona contemporaneamente in tante altre piazze italiane, da Milano a Firenze, da Torino a Bari.
«Delle centinaia di familiari - sottolinea don Luigi Ciotti, presidente di Libera - l’80 per cento di loro non conosce la verità, e senza verità non si può costruire giustizia». La memoria come impegno è il tema del messaggio fatto pervenire dal capo dello Stato Sergio Mattarella. «Onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini - ricorda - opponendosi alla disumanità delle mafie, alla violenza. Memoria è richiamo contro l’indifferenza, per segnalare che la paura si sconfigge con la affermazione della legalità».
Alla fine in piazza c'erano diverse decine di migliaia di persone, tra 40 e 50 mila secondo gli organizzatori che citano fonti di polizia. Ma il numero alla fine conta relativamente. Conta la risposta dei giovani, tra loro anche tanti bambini, accorsi in massa a testimoniare il no alla mafia e riuniti intorno a un grande lenzuolo con i colori dell’arcobaleno, a simboleggiare la richiesta di pace per il conflitto in Ucraina «e per tutte le altre guerre in giro per il mondo».
A loro va il grazie di don Luigi Ciotti: «Napoli è stata meravigliosa». Lungo il percorso, il corteo ha visto ingrossare le proprie fila. Tra gli altri sfilano il vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, il prete anti camorra don Maurizio Patriciello, il comandante dei vigili di Arzano minacciato dalla camorra, Biagio Chiariello, il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho. Tante le bandiere per la pace lungo il corteo e sui balconi.
«Sconfiggere le mafie è possibile - ricorda ancora Mattarella -, lo testimoniano i risultati dell’azione delle forze di polizia, della magistratura, della società civile». «Rievocare il sacrificio degli oltre duecento bambini, donne e uomini che, dal secondo dopoguerra ad oggi, hanno perso la vita a causa del crimine organizzato - gli fa eco la presidente del Senato Elisabetta Casellati - significa ridare un nome e un volto a tanti martiri senza colpa». Punta proprio sui giovani il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico: «Sono presenti tanti ragazzi e tante ragazze e questo è un segnale fondamentale. La mafia, la criminalità organizzata, le camorre dobbiamo metterle al centro dell’agenda politica fin quando questo fenomeno non sarà sconfitto e dobbiamo investire soprattutto sui giovani». Da Fico anche un appello ad essere vigili sui fondi in arrivo col Pnrr. Monito condiviso dal leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte, anche lui a Napoli sia per la manifestazione sia per incontrare don Maurizio Patriciello, oggetto di intimidazione alcuni giorni fa, e la gente di Caivano.
«Onorare le vittime è impegnare contro le mafie le migliori risorse delle istituzioni», sottolinea il guardasigilli Marta Cartabia. «Da ministro della Giustizia - ricorda il ministro del Lavoro, Andrea Orlando - volli che la giornata celebrata dal '96 da Libera diventasse la giornata ufficiale del ricordo delle vittime di mafia». Il leader della Lega Matteo Salvini invece posta su Twitter una foto di Paolo Borsellino. «È compito delle istituzioni e dei cittadini - osserva il sindaco di Napoli Manfredi - tenere sempre alta l’attenzione perché quando c'è silenzio mafie e camorra si propagano».
Fuori dal coro l’allarme lanciato da Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro: «Purtroppo devo dire che questo governo non ci sta aiutando nel contrasto alle mafie, con scelte apparentemente che c'entrano poco con la mafia e provvedimenti pensati e diretti dalla ministra Cartabia che sono devastanti per i prossimi decenni».
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