Una pena di 24 anni di reclusione. Questa la condanna dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma per Lee Elder Finnegan, accusato dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega ucciso a luglio del 2019 nel quartiere romano di Prati. Il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva chiesto per Elder il massimo della pena, quindi la conferma della condanna di primo grado. La corte ha ridotto a 24 anni la pena per Elder. Le 11 coltellate sono state definite un gesto di «estrema gravità». In primo grado erano stati condannati all'ergastolo.
La moglie dei vicebrigadiere: "Il suo sacrificio non va dimenticato"
«Ringrazio la Corte d’Assise e i miei avvocati. Il mio sacrificio e quello di mio marito non devono essere dimenticati: un servitore dello Stato ucciso nel momento migliore della sua vita. Il dovere della memoria non è soltanto di noi familiari, ma è di tutti». Così Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere dopo la sentenza.
Il legale della vedova: "L'impianto accusatorio ha retto
Siamo soddisfatti perché al di là delle pene l’impianto accusatoria ha retto. Nessuna sentenza potrà lenire il dolore nel cuore della vedova Rosa Maria Esilio. Certamente con questa sentenza il sacrificio di un uomo dello Stato quale Mario Cerciello Rega non è stato vano». Così l’avvocato Massimo Ferrandino, legale della moglie di Mario Cerciello Rega, dopo la sentenza del processo di appello.
Un delitto consumato in 30 secondi
Il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega venne ucciso con undici coltellate in appena trenta secondi, il suo collega Andrea Varriale rimase lievemente ferito. Alla procura di Roma e ai carabinieri bastarono appena 12 ore per individuare e arrestare i due americani che avevano trovato alloggio poco distante dal luogo dell’aggressione, all’hotel Le Meridien. I due si difenderanno dicendo di aver aggredito Cerciello e Varriale (che erano in abiti civili) senza sapere che appartenessero alle forze dell’ordine e di averli scambiati per uomini mandati da Sergio Brugiatelli al quale, qualche ora prima del delitto, avevano sottratto uno zaino per vendicarsi di essere stati imbrogliati dal pusher di Trastevere Italo Pompei il quale, indicato loro dallo stesso Brugiatelli, gli aveva ceduto tachipirina frantumata al posto di un grammo di neve. Brugiatelli aveva concordato con i due americani un appuntamento per farsi restituire lo zaino in cambio di 100 euro e un pò di droga, ma a quell'incontro si presentano Cerciello e Varriale, che vennero brutalmente aggrediti. Il primo morì dissanguato, l’altro, in stato di choc, chiamò i soccorsi. Gli americani ne approfittarono per fuggire e tornare in albergo con la dovuta calma, ignorando di essere ripresi dalle telecamere di videosorveglianza: nel controsoffitto della loro stanza nascosero l’arma del delitto.