Sul sito web dell'INGV-OE è stato da poco pubblicato il bollettino settimanale sul monitoraggio vulcanico, geochimico e sismico del vulcano Etna (settimana 14 - 20 febbraio 2022).
Boris Behncke e Francesco Ciancitto sottolineano che “dopo l’ultimo spettacolare episodio parossistico osservato al Cratere di Sud-Est dell’Etna il 23 ottobre 2021, l’attività del vulcano ha subito una notevole diminuzione. A parte l’emissione di una piccolissima colata di lava in Valle del Bove e un episodio di attività stromboliana al Cratere di Sud-Est avvenuti il 13-14 dicembre 2021, l’attività è stata limitata al consueto degassamento dai crateri sommitali. L’imponente sequenza di parossismi, che dal 16 febbraio aveva prodotto 52 episodi maggiori, costituendo nel suo insieme, in termini di volumi di magma eruttato, un evento paragonabile ad una delle più grandi eruzioni dell’Etna degli ultimi 350 anni, sembrava essersi conclusa”.
Poi la rinascita: “I periodi di calma sul grande vulcano siciliano non durano mai a lungo - continuano i due ricercatori - Alla fine di gennaio 2022, il Cratere di Sud-Est dà nuovamente segni di vita: piccole esplosioni e sbuffi di cenere che dopo 48 ore si arrestano”. Poi riprendono la sera del 9 febbraio questa volta in maniera più decisa e continua. Durante il giorno successivo, il segnale del tremore vulcanico, quello che più dà una misura dello stato di “agitazione” nel sistema vulcanico, mostra un graduale incremento. Per molte ore, però, il vulcano sembra ancora indeciso e sui social si fanno le scommesse: sarà parossismo questa volta? Ce la farà?
Nel pomeriggio, le immagini delle telecamere puntate sui crateri sommitali mostrano una piccola anomalia, evidenziando un trabocco di lava che si sta riversando da quel che nel 2021 era conosciuto come la “bocca della sella”, sul fianco sud-occidentale del cono. In serata, finalmente, l’attività esplosiva comincia ad intensificarsi, diventando sempre più continua. Fra le ore 20:30 e le 21:15 (orario locale), l’attività stromboliana passa a fontane pulsanti, a volte alte 200-300 m, poi solo alcune decine di metri. Come tante volte durante l’attività del 2021, si attivano diverse bocche all’interno del Cratere di Sud-Est, lungo una linea orientata in direzione est-ovest. Ora le fontane di lava sono continue e cominciano a causare una pesante ricaduta di materiale piroclastico grossolano – bombe vulcaniche e brandelli di lava ancora fluida – sul fianco meridionale del cono.
Alle 21:34 questa ricaduta innesca lo scivolamento di una discreta quantità di materiale caldo sul ripido pendio del cono, formando un flusso piroclastico, che in pochi secondi raggiunge la base del cono - cotinuna l arelazione -. Pochi minuti dopo si forma un altro flusso piroclastico, diretto verso sud-est. L’attività esplosiva aumenta rapidamente, le fontane di lava raggiungono altezze di oltre 1000 m ed una colonna eruttiva si alza fino a 10 km nel cielo. Sul fianco meridionale del cono, i flussi piroclastici sono quasi continui, avvolgendo gran parte della scena in un velo nero. Bombe vulcaniche arrivano fino a quasi 2 km di distanza a sud, ricadendo sul doppio cono del 2002-2003, oggi noto come Monti Barbagallo.
Alle 22:26 si squarcia il fianco sud del cono del Cratere di Sud-Est, formando una valanga di detrito vulcanico e un flusso piroclastico, fortemente incandescente, che copre il più alto dei due coni del 2002-2003 e si espande verso sud-est e sud-ovest fino a circa 1.6 km di distanza. Quando la nube del flusso piroclastico si alza, le immagini termiche rivelano l’alta temperatura del deposito da esso lasciato al suolo.
L’attività esplosiva è al culmine, producendo fontane di lava che a tratti raggiungono i 1500 m di altezza, e nella colonna eruttiva, che raggiunge i 12 km sopra il livello del mare, si scatenano diversi fulmini, fotografati e filmati da numerosi osservatori dell’evento. Un debole vento spinge la nube eruttiva verso nord-ovest, causando ricadute di cenere e piccoli lapilli nell’area di Maletto e oltre fino alla costa tirrenica nei pressi di S.Agata di Militello e Capo D’Orlando. In alcuni brevi intervalli di visibilità, nella parte bassa della profonda nicchia che si è aperta nel fianco meridionale del cono del Cratere di Sud-Est, si possono osservare esplosioni e piccole fontane di lava, segno che il collasso del fianco è stato probabilmente causato dal magma che si è spinto attraverso questo settore del cono.
Dalle 22:45 in poi, le fontane di lava cominciano a perdere in altezza e diventare pulsanti; alle 23:00 l’attività esplosiva è sostanzialmente conclusa. Per tutta la notte e il giorno successivo continuano crolli dalle pareti quasi verticali dell’impressionante squarcio nel fianco del cono del Cratere di Sud-Est, formando pennacchi di cenere marrone.
Nel mattino dell’11 febbraio si apre una bocca effusiva sul basso fianco sud-orientale del cono, dalla quale viene emessa una piccolissima colata di lava. Questa colata è debolmente alimentata fino alle prime ore del 12 febbraio e si espande per un centinaio di metri. Nei giorni 11 e 12 febbraio, personale INGV conduce le consuete attività di monitoraggio e rilevamento sul terreno, sia sull’alto versante meridionale dell’Etna in prossimità del Cratere di Sud-Est, sia nell’area di ricaduta di materiale piroclastico, a nord-ovest. Le scene che si presentano in quei posti conosciuti come “Torre del Filosofo”, i crateri del 2002-2003 (Monti Barbagallo) e sul Piano del Lago, sono di fortissimo impatto anche emotivo. L’area investita dal flusso piroclastico delle ore 22:26 del 10 febbraio è ricoperta di un deposito marrone di diversa granulometria. Il ramo sospinto in direzione sud-occidentale ha rilasciato una grande quantità di materiale grossolano. Evidenti frammenti del fianco del Cratere di Sud-Est si sono accumulati in una lingua di grande spessore nella sella tra i crateri del 2002-2003 e Monte Frumento Supino. Al deposito, in particolare sul fianco occidentale, si affianca, in parte ricoperta dallo stesso, la colata emessa dal fianco sud-occidentale del cono. Su questo versante, sia il deposito che la colata, si attestano ad una quota minima di circa 2830 m.A “Torre del Filosofo” il deposito ha una granulometria principalmente grossolana con grandi blocchi di dimensioni anche di diversi metri, alcuni dei quali ancora parzialmente incandescenti al momento del rilievo, che hanno invaso la zona a monte dei coni del 2002-2003. La porzione più fine del deposito piroclastico ha, invece, riempito le bocche allineate che fino al 10 febbraio erano visibili sul suo fondo . Passeggiando sul bordo dei Monti Barbagallo, sono evidenti gli impatti e le bombe depositate durante il parossismo in maniera pressoché continua, specie sui versanti settentrionale e nord-orientale del cono. E’ singolare notare come una grossa bomba vulcanica sia arrivata sul bordo meridionale del cono inferiore, creando un evidente cratere da impatto ed un conseguente piccolo crollo sul suo fianco meridionale, sottolineano i due vulcanologi. Lungo il versante sud-orientale dei Monti Barbagallo, il deposito consiste in materiale generalmente più fine, raggiungendo spessori di alcune decine di centimetri. Il deposito raggiunge una quota minima di circa 2750 m, ovvero poco più in basso del piccolo ricovero posto sul fianco sud-orientale del cono superiore, la cui parete nord ha subito danni da incendio causato dal deposito grossolano ivi accumulatosi . aggiungendo la bocca effusiva apertasi sul basso fianco sud-orientale del Cratere di Sud-Est, ci si rende conto dell’aumento dello spessore del deposito fine del flusso, così come del permanere della sua alta temperatura quando ci si affonda con gli scarponi. La colata, in raffreddamento ma ancora incandescente alla bocca durante il sopralluogo, scende lungo il bordo della Valle del Bove per poi tuffarsi dentro per un breve tratto.
Rientrando, ci si sorprende nel ritrovare anche se in parte seppellito il conetto originato dalla attività subterminale del 30 Maggio 2019, conclude la relazione.
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