Un palazzone fatiscente a ridosso delle 'vele' di Scampia a Napoli, un set 'naturale' per la nuova serie Gomorra in produzione ma al centro di una protesta di una ottantina di famiglie residenti da oltre trent'anni; chiedono al Comune ed alla Prefettura un immediato intervento per scongiurare lo sgombero paventato dai curatori fallimentari.
Gli inquilini denunciano anche il grave stato di abbandono degli edifici: anche sui pilasti portanti sono visibili segni di cedimento e di corrosione del cemento armato, dicono.
«Da tempo - spiega Loredana Ronchi, portavoce degli inquilini - cerchiamo un incontro con il Comune che noi sappiamo essere proprietario dell’immobile e nessuno ci ha ancora spiegato a quale titolo ed a nome di chi noi inquilini stiamo ricevendo offerte di acquisto da parte dei curatori. Chi risiede in queste case non è in condizione di pagare quanto richiesto e non può certo per questo essere sbattuto in strada».
«Anche la Municipalità da tempo sta chiedendo un incontro in prefettura - ha spiegato il presidente della VIII Municipalità, Apostolos Paipais, presente all’assemblea improvvisata tra gli edifici - e aldilà dell’aspetto della compravendita e di chi in questo momento può accamparne la proprietà, bisogna immediatamente intervenire a livello strutturale sugli edifici che, come si vede in più punti, presentano gravi segni di cedimento».
Qualcuno tra i residenti ha accolto la richiesta dei curatori ma la maggioranza degli inquilini non è nelle condizioni di assecondarle.
«Vivo qui da quando sono nata - spiega una ragazza che vuole rimanere in anonimato - ed ora, dopo la morte dei miei genitori, divido la casa con i miei tre fratelli più piccoli. Nessuno di noi lavora e tiriamo avanti grazie e due di loro che, nei fine settimana, fanno i camerieri come extra in qualche ristorante della zona. Abbiamo sempre pagato quanto richiesto per l’affitto ma ditemi da dove dovrei prendere i 5mila euro chiesti coma anticipo dai curatori fallimentari. Le case? Decrepite come quello che vedete da fuori ma sono sempre case e da qui di sicuro non ce ne andiamo».
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