Gli scavi, poi il grido liberatorio tra gli applausi: il racconto per immagini nei soccorsi di Rigopiano
PESCARA. «Bravo Chicco, bravo!», urlano vigili del fuoco e uomini del soccorso alpino al bambino che esce dalla buca dell'hotel Rigopiano, una "sacca d'aria" che lo ha salvato dalla valanga. Un grido liberatorio tra brevi applausi. È uno dei simboli di una giornata che ha visto gli specialisti della neve compiere ciò che ieri sembrava quasi impossibile: salvare vite umane sotto una montagna di bianco e detriti. Se già da ieri erano gli eroi e i protagonisti, oggi sono anche vincenti, perché strappare una decina di vite su trenta alla furia del Gran Sasso accresciuta dal terremoto è impresa non comune. Aveva ragione ancora stamani il portavoce del Soccorso alpino nazionale, Walter Milan, dicendo che «in teoria anche in queste condizioni meteo molto difficili, se si sono create delle 'sacchè di aria dove ripararsi, potrebbero sopravvivere 2 forse 3 giorni, anche se è difficile». Così è stato e a raccontare il primo contatto con i superstiti è il vicebrigadiere del soccorso alpino della Guardia di Finanza Marco Bini. «Ci hanno abbracciati - ha detto -, erano contentissimi. È stato un momento bellissimo, sensazioni indescrivibili». «La neve li ha protetti, assieme alla struttura dell'albergo - ha spiegato -. La neve come sappiamo a livello tecnico ti protegge molto». Il finanziere ha aggiunto che anche il forte odore di bruciato che sale dalle macerie dell'hotel Rigopiano - probabilmente piccoli incendi di materiali - e il fumo hanno guidato i soccorritori nei punti dove sono stati trovati i superstiti. «Lì avevamo visto che la neve cedeva e si poteva scavare», ha raccontato. Una volta raggiunta la 'camera d'aria", un ambiente formatosi in locali dell'albergo non travolti dalla valanga,i soccorritori dopo aver messo in sicurezza i primi superstiti si sono mossi dall'interno, in particolare i vigili del fuoco e il soccorso alpino. Con estrema cautela per la pericolosità estrema della situazione. Mano nella mano con la moglie, Valentina Cicioni, fino a quando i vigili del fuoco lo hanno salvato. Lo ha raccontato ai suoi soccorritori Giampaolo Matrone l'ultimo dei superstiti arrivato poco dopo le 8 all'ospedale di Pescara. «Le stringevo la mano e le parlavo per tenerla sveglia perché volevo che rimanesse sempre vigile. La chiamavo, poi a un certo punto non l'ho sentita più e ho capito che mi stava lasciando». Vicino a lui, Matrone ha raccontato di un'altra donna che non dava segnali di vita. Alle ricerche ha partecipato l'ex forestale ora nell'Arma dei carabinieri Sonia Marini, di 30 anni, originaria di Penne, che proprio domenica scorsa era stata al centro benessere dell'hotel Rigopiano, del quale conosce bene il titolare. Ora la militare si chiede come sarà lo spettacolo di devastazione con il disgelo in primavera. «Abbiamo iniziato a scavare e non ci siamo mai fermati», ha raccontato ancora il vicebrigadiere Bini, il quale nel pomeriggio era ancora ottimista sulla possibilità di trovare altre persone in vita. «Assolutamente sì, abbiamo la speranza di trovarne altri vivi - diceva - Potrebbero esserci altre sacche d'aria». Il numero dei salvati e dei segnalati ancora in vita è andato crescendo di ora in ora, tra cifre un pò imprecise date da varie fonti dei soccorsi. Alla fine una giornata che si annunciava tragica per i soccorritori è stata memorabile.