CASALNUOVO. Una folla commossa ha dato oggi l'ultimo saluto a Tiziana, la 31enne che si è uccisa, a Mugnano di Napoli, dopo la diffusione, a sua insaputa, sulla rete di alcuni video hard. E nel giorno dei funerali si apprende che quattro persone sono indagate per diffamazione nei confronti della donna proprio in relazione alla diffusione di quei video che sono diventati immediatamente virali e oggetto di commenti offensivi. E la famiglia urla: 'basta gogna mediatica'. La cerimonia funebre si è svolta nella parrocchia di San Giacomo, a Casalnuovo, dove tante persone si sono strette intorno alla mamma della giovane donna che entrando in chiesa è stata colta da un leggero malore. Per volontà dalle famiglia fotografi ed operatori sono stati invitati a non entrare. E sono stati in molti a interrogarsi, con rabbia, su come la rete possa contribuire a distruggere la serenità di una persona. Nel corso dell'omelia il parroco, don Peppino Ravo, ha invitato a pregare per la "conversione di chi vive nella malvagità" e si è chiesto: "perché è accaduto?". Alla famiglia della 31enne, che da anni si era trasferita a Mugnano di Napoli, un altro centro dell'hinterland partenopeo, è stata portata la solidarietà del Comune di Napoli, della Regione; la Giunta regionale, inoltre, ha annunciato che, per iniziativa del presidente Vincenzo De Luca, si è attivata per costituire un fondo da mettere a disposizione di chi subisce violazioni della privacy sul web, destinato al pagamento delle spese legali necessarie per la rimozione di contenuti diffusi senza consenso. Tiziana, che aveva intrapreso una lunga e complessa battaglia giudiziaria dopo la diffusione di quattro video hard inviati a quattro suo conoscenti, è stata oggetto di offese gravissime sulla rete. Addirittura voleva cambiare cognome. Forse voleva andare via. La 31enne però non ha retto e si è tolta la vita. Ora sulla vicenda indaga la procura di Napoli Nord. I familiari di Tiziana chiedono, con grande garbo, che sia rispettato il loro dolore ma soprattutto che termini la "gogna mediatica" contro la loro congiunta che sul manifesto funebre viene definita un "angelo dolce e fragile". Tiziana aveva chiesto anche alla magistratura di far rimuovere quei video con le immagini di rapporti intimi. Un sequestro non accordato in quanto appariva inutile perché le immagini erano già state scaricate da numerosi utenti che a loro volta le avevano pubblicate in altri siti. Insomma il blocco non sarebbe servito a impedire la circolazione su internet. Per l'ipotesi di violazione della privacy gli inquirenti avrebbe individuato nel mancato esplicito divieto da parte di Tiziana alla diffusione dei video che lei stessa aveva inviato ad alcuni amici, un limite alla configurabilità del reato. Le quattro persone indagate per diffamazione sono quelle alle quali Tiziana girò i video che però sono finiti in rete. All'uscita dalla chiesa la mamma di Tiziana accarezzando la bara bianca accolta da un applauso mentre il cielo si levavano dei palloncini, in lacrime ha detto che la "figlia non era una pornostar". Una ragazza che non aveva mai fatto del male e che "non meritava tutto questo".