BERGAMO. Decine di persone si sono messe in fila anche un'ora prima dell'apertura all'ingresso del Tribunale di Bergamo, dove stamattina comincia il processo a Massimo Bossetti il muratore accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio. Non ci sono, al momento, i genitori della ragazzina scomparsa da Brembate il 26 novembre del 2010 e trovata morta in un campo a un quindicina di chilometri da casa tre mesi dopo. Grande l'attesa mediatica. Decine i giornalisti accreditati e numerose le troupe televisive anche se telecamere e macchine fotografiche al momento non sono ammesse in aula. Massimo Bossetti ha voluto essere presente. Il muratore, in carcere dal 16 giugno dell'anno scorso, è stato fatto entrare da un ingresso secondario del Tribunale di Bergamo a bordo di un furgone della Polizia penitenziaria ed è entrato direttamente in aula, prendendo posto nella gabbia degli imputati. Bossetti ha brevemente guardato il pubblico, senza scomporsi, e, vestito con una polo e blue jeans, assiste ora alla discussione sulle eccezioni preliminari. In aula non ci sono i genitori di Yara, che si costituiranno parte civile perchè, come spiegato nei giorni scorsi dal loro legale, Enrico Pelillo, intendono evitare il clamore intorno alla vicenda processuale e si limiteranno a essere presenti solo quando dovranno testimoniare. Nel gabbiotto in vetro dell'aula dove si svolge il processo è seduto su una sedia, i gomiti appoggiati ad un tavolo, in modo da guardare i giudici e dare le spalle al pubblico. Il suo nervosismo trapela dal continuo movimento dei piedi. I difensori di Massimo Bossetti hanno chiesto ai giudici della Corte d'assise di Bergamo la nullità del prelievo del Dna con un boccaglio, nel corso di un controllo stradale simulato, da cui derivò che il Dna del muratore era lo stesso di Ignoto 1. Secondo gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, quel prelievo doveva essere eseguito con le garanzie difensive in quanto «non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell'anno scorso non fosse indagato» (il muratore fu arrestato il 16). Nullo, per la difesa, anche il capo d'imputazione che fa riferimento a due luoghi diversi per l'omicidio di Yara Gambirasio: Brembate di Sopra e Chignolo d'Isola.