PALERMO. La Palermo antimafia, quella giovane che impara tra i banchi di scuola a dire 'no!' alla mafia, è scesa nuovamente in piazza, anzi non l'ha mai lasciata, come ricordano gli attivisti di 'Scorta Civica' che da 261 giorni presidiano un simbolico spazio davanti il Palazzo di Giustizia, a sostegno dei magistrati della Procura di Palermo. Questa volta, a essere urlato il nome del procuratore Roberto Scarpinato, che rappresenta l’accusa nel processo d’appello contro gli ex alti ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento a Cosa Nostra per il mancato arresto di Bernardo Provenzano. Il pm ha negli ultimi tempi ricevuto una serie di minacce, fatte da ignoti, ma di quasi certa matrice mafiosa (sono proprio gli inquirenti a escludere la mano di un mitomane), e in ultimo la notizia giunta appena ieri sulla scomparsa delle registrazioni effettuate dalle telecamere di sorveglianza nei giorni in cui l’ignoto Corvo avrebbe lasciato indisturbato la missiva intimidatoria per Scarpinato. Sale la tensione, ma anche la rabbia di chi in questi mesi continua a muovere accuse contro uno Stato che, dicono degli attivisti, lascia da soli questi eroici magistrati. Eroi, sottolineano, che dovrebbero essere sostenuti in vita e non ricordati dopo l'ennesima tragedia. «Dopo l’escalation di minacce dello scorso anno, in particolare nei confronti di Antonino Di Matteo, il pm che sta indagando sulla trattativa Stato-mafia, e del procuratore aggiunto Teresa Principato, impegnata a dare la caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro – scrivono gli attivisti di Scorta Civica -, la tensione attorno al Palazzo di Giustizia di Palermo continua ad aumentare». Il servizio di Rossella Puccio Rossella Puccio