Domenica 22 Dicembre 2024

Bimbo siriano da solo nel deserto? Una bufala. Ecco perchè

Tutta questione di prospettiva, un taglio più stretto su uno scatto diventa anche un taglio sulla storia da raccontare. Così quella di Marwan, bimbo siriano di quattro anni, diventa quella di “un bambino che cammina da solo nel deserto, dopo avere smarrito la propria famiglia in fuga dalla terribile guerra in Siria”. La storia perfetta per “commuovere il web“ (così spesso si scrive e dice). In realtà si tratta di una notizia ripresa dai media internazionali in maniera errata che poi, come nel gioco del telefono senza fili, diventa tutt’altro. La foto che ritrae Marwan è infatti lo scatto pubblicato su Twitter, il 16 febbraio scorso, da Andrew Harper, rappresentante in Giordania dell’UNHCR (Alto commissariato Onu per i rifugiati), che mostra come il bambino «temporaneamente separato dalla propria famiglia» (così ha scritto proprio Harper) è stato soccorso dai funzionari Onu al confine con la Giordania. L’immagine è stata ripresa da molti siti di notizie e da molte testate giornalistiche che erroneamente hanno riportato le dichiarazioni del funzionario stravolgendo la storia, così che lo stesso Harper ha sentito il dovere di pubblicare, nei giorni successivi, altre foto che mostrassero come in realtà il bambino non fosse solo, ma circondato da altri profughi e che la sua famiglia si trovasse soltanto qualche metro più avanti. Il bambino è stato ricongiunto alla famiglia dopo pochi minuti, grazie all’intervento degli operatori dell’UNHCR che, come spiegato da Harper, si trovano spesso a gestire situazioni del genere a causa delle lunghe traversate che questi gruppi di migranti affrontano, in cui i bambini e gli anziani restano poco più indietro rispetto agli altri. Purtroppo non è la prima volta che accade, L’Independent lo scorso gennaio aveva smascherato un’altra bufala “siriana“: questa volta la foto ritraeva un bambino orfano che dormiva tra le tombe dei suoi genitori; in realtà lo scatto che aveva fatto il giro del mondo in pochissimo tempo era solo il prodotto di un progetto artistico. Notizie che certamente dovrebbero ricordare oltre all’atrocità delle guerre la prima regola del giornalismo: verificare le fonti (servizio a cura di Rossella Puccio).
 
 
 
 
 
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