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Lo chef Barbieri diventa attore, diretto da un regista siciliano

Il cuoco pluristellato protagonista di un docu-film sulla vita dei sosia

Ingredienti: uno chef pluristellato, dei sosia di personaggi famosi, una dose congrua di idee. Impastare con cura fino a ottenere un composto fluido, un po’ dolce e un po’ salato, che ben si sposa con il gusto del pubblico. Il risultato pare sia un piatto cinematografico saporito al punto che domenica prossima verrà premiato come miglior lungometraggio al Festival del Cinema di Benevento.

L’importanza di essere un sosia

La ricetta è quella del docu-film «Sosia – la vita degli altri», di cui è protagonista lo chef Bruno Barbieri, volto di show televisivi come MasterChef Italia e 4 Hotel. Uno a cui piace osare. Lo ha fatto anche in questo caso, accettando una inedita sfida cinematografica: una produzione indipendente a basso budget, nata da un’idea del siciliano Salvo Spoto, da otto anni personal manager di Barbieri e regista della pellicola, e dello stesso chef. «Nel corso di un viaggio in Giappone – racconta Spoto - abbiamo pensato di esplorare il mondo dei sosia partendo dal racconto del rapporto di amore e odio che Bruno Barbieri ha con il suo sosia. Lo spettatore viene trasportato all’interno di un viaggio psicologico dalle tinte noir, pieno di continue sorprese, con interviste e contributi dei sosia di personaggi conosciuti in Italia e nel mondo: J – Ax, Francesco Gabbani, Freddie Mercury, Monica Bellucci, Jack Nicholson, Tom Cruise, giusto per citarne alcuni. Un racconto dai risvolti inaspettati, che pone l’attenzione sulla condizione di sosia che alcune persone vivono a volte volontariamente, per emulazione o ammirazione, altre per divertimento e altre ancora inconsapevolmente».
La parola a Barbieri: «Dieci anni fa non immaginavo che un giorno sarei stato imitato, che alcune persone volessero vestirsi come me o avere lo stesso paio di occhiali, fare quello che fa Bruno Barbieri o essere Bruno Barbieri. Tutto questo da una parte mi lusinga, dall’altra mi dà una grossa responsabilità. Quando ho saputo che c’erano dei miei sosia, all’inizio ho sorriso, ma la storia di Antonello, che viene raccontata nel film, a un certo punto assume dei risvolti anche preoccupanti. Di più non posso svelare».

Perché a volte può essere imbarazzante, e perfino pesante, sapere che qualcuno si spaccia per te e agisce in maniera non sempre specchiata… «Quando ho letto la sceneggiatura – riprende Barbieri - sono rimasto subito colpito dal ritratto psicologico dei protagonisti. Sono molto orgoglioso di aver partecipato per la prima volta a un progetto cinematografico perché questo film dimostra che bastano buone idee per dare vita a qualcosa di straordinario. D’altra parte, per fare un buon piatto servono pochi ingredienti e un pizzico di talento. Parola di Bruno Barbieri».

Un film girato in pieno lockdown

Le riprese sono state effettuate nel corso della pandemia, quindi alcune interviste realizzate con una piccola troupe o da remoto. Il docu-film sancisce un percorso di successi, di viaggi in giro per il mondo tra Barbieri e Spoto: «Col tempo – conclude il regista - si è instaurato un rapporto di grande fiducia tra noi. Chef Barbieri ha le mani baciate da Dio, ogni ingrediente che tocca lo trasforma in qualcosa di straordinario. Sa essere divertente o burbero e non ama le persone che scherzano col cibo. Sono fortunato a lavorare con lui».

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