Lo Shaktar di De Zerbi coi nomi delle città martiri sulle magliette, in tribuna peluche per i bambini morti
Mariupol, Irpin, Bucha; Hostomel, Kharkiv, Volnovakha; Chernihiv, Kherson, Okhtyrka; Mykolaiv. È una «formazione» fatta dai nomi delle città martiri della guerra in Ucraina quella schierata dallo Shaktar Donetsk, squadra del Donbass allenata dall'italiano Roberto De Zerbi, nella prima partita del suo Gran Tour della pace. La scritta «no war» sul petto, quella di 10 città «eroiche» - secondo la definizione del club - stampata sulle spalle al posto dei nomi dei giocatori. E contro l’Olympiacos Pireo lo Shakhtar ha giocato per raccogliere fondi per le famiglie delle vittime e raccontare al mondo il dramma di un popolo. L’immagine più significativa della serata ateniese è stata quella dei 176 giocattoli - peluche in prevalenza - piazzati sul seggiolini dello stadio, lì dove avrebbero dovuto esser seduti altrettanti bambini morti da quando la guerra è scoppiata, con l'ingresso delle truppe russe nel Donbass. «Ho parlato a tutti i miei compagni di squadra prima della partita, ricordando dei nostri parenti rimasti in Ucraina, morti, sopravvissuti o vivi: quando dopo la partita siamo tornati, nello spogliatoio molti di loro erano in lacrime», ha raccontato il capitano, Stepanenko. «Vogliamo aiutare i giocatori e l’Ucraina», aveva detto prima della partita l'ex allenatore del Palermo De Zerbi, dopo avere accettato di riunirsi a Istanbul con i giocatori, ai quali il governo Zelenskyy ha concesso un permesso di lasciare il Paese, fino al 25 maggio, nonostante siano in età da leva militare. Il tecnico italiano e il suo staff quasi al completo a quel punto hanno mantenuto la promessa fatta quando furono portati fuori da Kiev («Non lasceremo soli i giocatori ucraini») e si sono lanciati in questa avventura calcistica. Il cui scopo è raccogliere fondi, ma soprattutto dare ulteriore voce all’Ucraina devastata dalla guerra russa. Rinat Ahmetov, il magnate dell’industria mineraria proprietario del club, ha fatto del suo club del Donbass un veicolo mediatico: era sostenitore di Yanuschenko, in tempo di pace considerato oppositore di Zelensky, ma la guerra in Donbass prima e poi l’attuale hanno ridotto il suo patrimonio da 14 miliardi di dollari a otto. Ma Ahmetov ha assicurato di volere continuare a investire nel suo Paese, è rimasto in Ucraina, e ha donato 43 milioni di euro per le vittime della guerra. Ora, lo Shakthar va in campo per la pace. Alla prima amichevole del tour, c'erano il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, e l’ambasciatore ucraino. Le prossime tappe prevedono Danzica, Istanbul, Spalato. Ad Atene è finita con un 1-0 per i greci, i tifosi ucraini sugli spalti avvolti da bandiere gialloblù, e i giocatori di De Zerbi in lacrime mentre nello spogliatoio si toglievano le maglie arancioni, ciascuna con il nome di una città martire.