Si ammaina la bandiera del centrodestra a Verona. Vince Damiano Tommasi, candidato civico sostenuto dal Pd, e dopo 15 anni il centrosinistra riconquista Palazzo Barbieri. L’ex calciatore della Roma e della Nazionale ha conquistato il 53,34% delle preferenze. Sboarina si è fermato al 46,66%.
«Mi auguro che la gente possa prendersi il ruolo di protagonista a Verona - sono state le prime parole di Tommasi - perché la città lo merita. Io spero di essere parte di questo progetto in maniera importante».
«Questo entusiasmo - ha aggiunto Tommasi, sovrastato dall’esultanza dei sostenitori - si spiega con il fatto che non era semplice, e non lo sarà. Ma ci siamo messi in gioco per fare una cosa che Verona aspettava da tempo. E siamo pronti anche alle cose difficili».
Prima di stasera, infatti, Verona era un feudo del centrodestra. C'erano state due consiliature con Flavio Tosi sindaco (dal 2007 al 2017), e negli ultimi 5 anni Federico Sboarina, entrato in corsa in Fratelli d’Italia. Alla vigilia della tornata elettorale pochi - se non nessuno - davano chance di vittoria al Pd e al campo progressista. Ma il centrodestra ha fatto tutto da solo: all’inizio c'è stata la frattura tra i partiti della coalizione, con Fdi e Lega a sostegno di Sboarina, Forza Italia invece a fare la gara per Tosi. Poi, sorpassati da Tommasi al primo turno (40% contro 33%) il patatrac con la decisione di Sboarina di non accettare l’apparentamento al ballottaggio con Tosi e le sue 9 liste.
Incompatibilità personale tra i due, da sempre avversari. A nulla sono serviti i richiami dei tre leader del centrodestra, con Matteo Salvini che ieri è tornato a definire «uno sbaglio clamoroso quello di Sboarina». A quel punto il sindaco uscente, non avendo nemmeno un accordo politico con Tosi, nonostante le rassicurazioni di Forza Italia - «Fi in tutto il Veneto così come nel resto dell’Italia sosterrà il centrodestra» - poteva solo sperare che nel segreto delle urne i «tosiani» non avrebbero tradito la loro parte politica, e che vi fosse un’affluenza massiccia ai seggi. Invece è probabile che ben pochi dei «tosiani» abbiamo votato per «Sboa» (come lo chiamano i veronesi). L’affluenza è stata maggiore a Verona che nel resto dei capoluoghi al voto, i 46,80%, contro il 55% del primo turno, ma non è bastato.
È finita con Sboarina distanziato di circa 6.000 voti (erano 8.000 nel primo turno) da Tommasi. Alla chiusura dello scrutinio ha conquistato il 53,34% dei consensi nel ballottaggio, contro Federico Sboarina (centrodestra) fermatosi al 46,66%. o si apprende dal sito del Comune di Verona. Verona era la partita più importante di questa tornata amministrativa dopo gli esiti del primo turno. E anche una «prova generale» prima dello showdown delle politiche nel 2023. Un piccolo scossone alla politica la città di Giulietta lo ha dato.
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