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D’Aguirre Partanna-Salemi, il mare tra pesca e ambiente
La visita al Cnr fa esaminare nel dettaglio lo scheletro di un capodoglio, un grande cetaceo, che si era spiaggiato a Mazara nel 2007. Otto anni dopo è stato ricomposto
Il 19 marzo, accompagnati dai nostri docenti, abbiamo visitato l’Istituto di Ricerca CNR-IAS (Istituto per lo Studio degli Impatti Antropici e la Sostenibilità in Ambiente Marino). CAi nostri occhi un’ampia distesa di verde con una splendida vista sul mare. Dopo esserci riuniti in gruppo, ci siamo affidati a una guida che ci ha condotti sotto lo scheletro di un capodoglio, un cetaceo che abita le profondità marine e che può raggiungere i 18 metri di lunghezza, superando le 45 tonnellate di peso. Fin dal primo istante ci siamo chiesti se quello scheletro fosse autentico. La guida, allora, ha iniziato a raccontarci la sua triste storia. Il capodoglio si era spiaggiato nel porto di Mazara il 2 giugno 2007. Dopo la segnalazione della Capitaneria di Porto, l’animale era stato trasportato in discarica e sotterrato per favorirne la decomposizione naturale. Nel 2015, tutte le parti dello scheletro furono recuperate e affidate a un esperto ricostruttore argentino, che avviò un’attenta operazione di bio-ricostruzione. Le ossa vennero riassemblate, trattate con prodotti chimici specifici e conservate per garantirne la durabilità nel tempo. Poi, la guida ci ha illustrato le abitudini di vita dei capodogli, descrivendone la conformazione fisica e la dieta, composta principalmente da calamari giganti e altri organismi marini che popolano le profondità oceaniche. Poco dopo, la nostra attenzione è stata catturata dal relitto di un’imbarcazione utilizzata per la pesca del tonno. La guida ci ha spiegato che gli attuali spazi del Centro Nazionale di Ricerca un tempo ospitavano una tonnara «di ritorno», attiva tra il 1944 e il 1972. Abbiamo così scoperto il funzionamento della tonnara, dalla cattura dei tonni fino alla loro conservazione sott’olio. All’interno della struttura si trova ancora un piccolo porto, dove un tempo i tonni venivano radunati e selezionati: solo gli esemplari adulti venivano abbattuti. All’esterno dell’edificio, abbiamo notato antichi forni in pietra, un tempo utilizzati per la cottura del tonno appena pescato. La guida ci ha raccontato che, una volta cotti, i tranci di tonno venivano lavorati e conservati sott’olio in appositi contenitori, destinati sia al consumo locale che all’esportazione. La visita è stata un’esperienza coinvolgente, che ci ha permesso di approfondire non solo la storia del capodoglio e della tonnara, ma anche di riflettere sul rapporto tra l’uomo e il mare, tra le tradizioni di pesca e la sostenibilità ambientale.
Laura Clemenza, Olga Miceli
IV D D’Aguirre-Alighieri
Partanna-Salemi
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