PALERMO. È tempo di anguria. Anche in formato mini. Anzi, quelle più piccole riescono ad accontentare i single e si adeguano meglio agli spazi ridotti nei frigoriferi. «L'anguria piccolina toglie ogni alibi e accontenta tutti», commenta Alessandro Chiarelli, presidente regionale Coldiretti Sicilia.
Genuina e fresca, l’anguria è per antonomasia il frutto simbolo dell'estate. Tondo, rettangolare, quadrato e in formato small, che come spiegano i produttori siciliani non è affatto sinonimo di scarsa qualità. È cambiamento e voglia di rinnovare il mercato con prodotti originali che rispondano alle esigenze di oggi. Famiglie «ristrette», frigoriferi sempre più piccoli e single in crescita, stipendi bassi e attenzione a non sprecare, portano i consumatori a scelte consapevoli che non abbattano la qualità. «L'anguria piccola è l'ottimo compromesso di peso e prezzo. E non impegna il frigo. Per crearla? Abbiamo semplicemente rivisitato l'antica varietà di anguria, immettendola nel mercato» spiega Vincenzo Bono, titolare dell'omonima azienda agricola di Sciacca. E la dimensione non va a scapito della qualità. È buono e gustoso, come l'anguria grossa e come tradizione vuole. Cloni di semi selezionati per riproporre, in formato very small, lo stesso gusto. «La Sicilia è una terra nicchia dei prodotti locali eccellenti e va tutelata. L'arrivo di angurie dall'Africa fa prepotentemente abbattere il costo e non dà il giusto riconoscimento all'eccellenza». Occhio alla provenienza, dunque. «Se la gente fosse a conoscenza dell'origine e dei trattamenti cui le angurie sono sottoposte, senza alcun controllo, fuori dal nostro paese, sceglierebbe sicuramente i prodotti locali. Abbiamo la fortuna di avere prodotti riconosciuti nei mercati per sapore e gusto, e non va persa l'attenzione che da sempre noi agricoltori mettiamo».
Valorizzazione del prodotto significa sapere gustare pienamente quelle proprietà organolettiche eccezionali di questo frutto della famiglia dei «cocomeri».
Plurime forme, colore che spazia dal salmone al rosso chiaro, cresce nei nostri terreni con cura e dovizia di agricoltori che ancora oggi credono alla qualità, senza scendere a compromessi con i coloranti che lo fanno diventare rosso fuoco o a miscugli chimici che ne aumentino la produzione in maniera esponenziale. L'innesto con le zucche per far sì che sia abbondante e più resistente la produzione porta ad alterare il gusto autentico. «Seminare piante nuove è molto differente, anche perché noi usiamo delle varietà antiche di una volta» spiega Giuseppe Aleo, titolare dell'azienda agricola omonima e di La bottega Campagna Amica di Guarrato (Trapani). «Quelle nuove hanno più produttività, ma non hanno la stessa bontà. Siamo noi stessi che creiamo i semi, facendo la differenza con le angurie che vengono da fuori». E la mini anguria? «Sicuramente più buona e dolce. Costa un po' di più ma ne vale la pena». D'altronde, il mercato delle angurie è molto antico e va protetto, senza ricorrere al «chi arriva primo» magari con la produzione in tunnel di serre. «La produzione a cielo aperto e a campo libero è senza alcun dubbio la migliore».