CATANIA. Migliaia di fan in fila da ore. Zaino in spalla, acqua in mano, gadget di ogni tipo. Non li ferma il caldo né l'attesa. Arrivano nel capoluogo etneo già dalla mattina e aspettano per ore che si aprano i cancelli. Subito dopo scatta la corsa alla prima fila. Registra il «sold out» la prima tappa del concerto di Ligabue a Catania (ieri la seconda data siciliana, l'ultima prima della pausa in occasione dei mondiali di calcio. Si riparte il 12 luglio dallo Stadio Euganeo di Padova).
Alle 21,30 le luci si spengono e lo stadio Massimino esplode di entusiasmo. Luciano Ligabue entra sul palco sulle note di «Il muro del suono». E prima di dare il suo saluto alla città canta «Il volume delle tue bugie» e «I ragazzi sono in giro». «Ciao Catania» dice poi sorridendo e Catania risponde.
Occhiali da sole, camicia di jeans su t-shirt nera. Sul grande e innovativo schermo alle sue spalle immagini grafiche e riprese in diretta di pubblico e palco si alternano. Ligabue fa tappa a Catania con il suo «Mondovisione tour». Bastano pochi dati per inquadrarne la portata: 528 metri quadrati di schermo (44x12 metri) ad alta definizione, 700 fari, 1200 kw di corrente, 172 casse acustiche, 800.000 watt di potenza acustica.
Il cantante di Correggio arriva nel capoluogo etneo con la sua storica band formata da Federico «Fede» Poggipollini (chitarra), Niccolò Bossini (chitarra), Luciano Luisi (tastiere e programmazioni), Michael Urbano (batteria) e Davide Pezzin (basso).
«A volte le magie succedono» campeggia su uno striscione tenuto ben in evidenza da un nugolo di ragazzine in delirio. Il rocker le inquadra visibilmente divertito con un cellulare «preso in prestito» da un ragazzo in prima fila. Registra i fan sul campo e quelli in tribuna. E la telecamera si sofferma sul suo sguardo compiaciuto. «Tanta roba Catania» sottolinea.
«Quando vi classificano in un gruppo senza tenere conto delle vostre diversità vi mancano di rispetto» sentenzia il cantante tra una canzone e l'altra anticipando così il brano «Siamo chi siamo» che precede «Non è tempo per noi» e «Balliamo sul mondo». Tra l'una e l'altra attraversa la lunga passerella, collegata al palco. «Con il passare del tempo - dice - dovremmo conoscere più cose. Non è così, più vado avanti e più mi rendo conto di ciò che non so». È il preludio per dire che «Sono sempre i sogni a dare forma al mondo».
Viaggiano, invece, sul filo della nostalgia le immagini sul grande schermo che accompagnano la canzone «Per sempre». Luciano Ligabue in calzoncini corti, sorridente accanto a mamma e papà. Un capitolo di vita che scorre veloce, affidato a foto ingiallite di un passato regalato ai ricordi. Fa pausa caffè «Liga» e sorride sornione mentre riceve una tazza dal suo manager che ironicamente sale sul palco per salutare il pubblico. «Fate un urlo da ribaltare Catania» è il suo invito e i fan non declinano la proposta. Lui ringrazia «Siete spaziali» dice e va via. E il concerto prosegue. Un medley di tre brani è affidato al pubblico. «Dai lo ammetto - dice ironico - è la parte del concerto che preferisco». La band intona le prime note e Ligabue ascolta le sue canzoni cantate all'unisono da migliaia di fan: «Tutti vogliono viaggiare in prima», «Ti sento» e «Il giorno dei giorni». E si scivola verso la conclusione. Ventisei brani in scaletta. Non possono mancare «Tu sei lei», «Piccola stella senza cielo», «Il sale della terra», «Il meglio deve ancora venire», «A che ora è la fine del mondo», «Tra palco e realtà», «Certe notti».
Ligabue saluta il Massimino dicendo: «Siamo stati come dovevamo essere, abbiamo fatto quello che dovevamo fare Con la scusa del rock n'roll». È l'ultimo brano in scaletta.
Va via a fine concerto scortato da polizia e carabinieri che si allontano a sirene spiegate.