Lunedì 23 Dicembre 2024

Rocco Hunt, il rapper di Sanremo che ha conquistato i big

MILANO. «Vai Rocco, spakka». È l'esortazione di Eros Ramazzotti per la rivelazione dell'ultimo Festival di Sanremo, che «la fame e l'ambizione» hanno spinto dal bancone del pesce al palco dell'Ariston. Lui è Rocco Hunt, cultura hip hop e rap, «orgogliosamente partenopeo», al suo secondo disco per una major (Sony) e la vittoria tra le Nuove proposte in tasca. Duetterebbe con Giorgia ed Elisa «colonne portanti della musica italiana e al Festival (sarà per rispetto dell'antico Regno delle Due Sicilie, ndr.) ho tifato per la palermitana Giusy Ferreri». A verità, in uscita martedì, è la sintesi del talento di un ragazzo di quartiere, deciso, semplice, di sani principi. «Un album fatto indipendentemente dal festival, e collaborazioni firmate prima. Un onore per me. Adesso mi manca studiare uno strumento, come mi ha detto subito Eros».
Idee chiare, piedi ben piantati per terra. Si vede dall'apertura del booklet, specchio del legame con le sue origini e dell'attenzione ai temi attuali. «Il Mare di Mercatello, il quartiere di Santa Margherita, i banconi del pesce e della frutta al mercato rionale di Salerno. Sono queste le mie radici, insieme alla mia famiglia». Un disco ricchissimo di tracce (18) che vanno dal napoletano all'italiano, e che vanta la collaborazione di Ramazzotti «non una cover, ma un arrangiamento inedito» (Un giorno credi di Bennato), di Enzo Avitabile nel pezzo che dà il titolo all'album e dei fratelli Zampaglione (alias Tiromancino) in Come una cometa. «Questo disco è la mia rivalsa. E la vittoria a Sanremo, anche quella di tutti i rapper». In bilico tra la canzone d'autore e la popolare napoletana, «sono un autodidatta. La musica napoletana? Quella di Pino Daniele e di Napoli Centrale». Scrivere per lui è tutto. I testi e le parole sono il suo punto di partenza. «Come un rapper, parto dalla musicalità delle parole. Le note sono un contorno». E ai giovani consiglia di avere «fiducia, determinazione e coraggio. Se non avessi preso treni e non mi fossi avventurato, non sarei qui». Partito dal Sud, non manca di sottolineare: «Terra dei fuochi? È un problema mondiale, non solo campano. È la punta di un iceberg che interessa tutti». Nel disco, featuring con Clementino, Ensi e Noyz Narcos. E pezzi da Nu juorno buono (il più outsider) a Non rimpiango niente («Se non ci parlo io, con questa gente chi ci parla?»), a Na vota ancora (dedicata alla madre). E poi, con incastro di assolo di sax, c'è ’A verità, il pezzo più realista del disco, amaro e di denuncia: «’A verità si deve dire come uno la sente. Per me è una sorta di replica mistica».

leggi l'articolo completo