RIMINI. Finisce con il pubblico del 105 Stadium di Rimini tutto in piedi a ballare. Folgorato da quel 'follettò che, per due ore e tre quarti abbondanti, lo guida sui binari di un ottovolante di note, a capofitto tra fraseggi intimisti e le vertigini del rock. Tutto in piedi a ballare come se si fosse in un club. Di quelli sanguigni, con la musica che ti avvolge e ti trascina via con sè. Parte dalla Romagna, il nuovo tour di Elisa - 'L'anima Volà - in cui si fondono il primo album interamente in italiano della cantante, gli echi del passato, l'opera, la tecnologia e il teatro.
Parte con una 'data zerò, in cui la cantante triestina presenta una scaletta di trenta brani ai quali si aggiungono un paio di canzoni, con la chitarra a tracolla, scelte dalla platea. L'ouverture è tutta dedicata al nuovo lavoro. Un'inizio morbido, con 'Non fa niente ormaì, che Elisa - in maglietta e pantaloni viola e l'ombelico scoperto ornato da una stellina - cesella con 'A modo tuò, ballata scritta da Ligabue e dedicata alla figlia Linda che il rocker di Correggio ha voluto sentire cantare da una mamma, prima di uno strappo più aggressivo con 'L'anima volà e 'Labyrinth', accolti dai fans con rumoroso entusiasmo.
«Oggi (ieri, ndr) abbiamo abbiamo cantato per la prima volta con un vero pubblico - osserva Elisa a fine concerto - è evidentemente un esperimento». Nel nuovo tour, aggiunge, «non c'è niente di tradizionale, a partire dal palco» che si estende nel parterre per 29 metri e che ha schermi mobili che utilizzano una tecnologia wireless, per arrivare alla scaletta, in cui «abbiamo messo prima le cose urgenti, il disco nuovo, e poi il passato». Ma anche tanti tasselli sorprendenti come l'opera, con un assaggio di 'Madama Butterfly' al pianoforte e abiti orientali indossati e disegnati dalla stessa Elisa; un elogio a chi, nel Paese, non cede e si rialza, con la lettura dei primi tre articoli della Costituzione e le immagini-fumetto della Monument Valley e del Vecchio West, ad accompagnare 'Djangò e 'Ancora quì, scritta sulle musiche di Ennio Morricone.
«'Madama Butterfly' - racconta la cantante - è un ricordo d'infanzia. Mia mamma da piccole ce la cantava e mi è tornata in mente. Gli stessi costumi», indossati anche dalle tre coriste, «li ho disegnati io. 'Madama Butterfly' era un sogno: non mi faccio il problema di non essere un soprano lirico». Quanto a 'Djangò e alle immagini molto apprezzate dalla platea, argomenta Elisa, «mi ha sorpreso molto in positivo, perchè quando hai bisogno di atmosfera entri in qualcosa di un pò più nuovo» e, talvolta, è un «azzardo». Sulla lettura della Costituzione, taglia corto, «noto come non mai un sentire comune in cui ognuno, allo stesso tempo, prova un grande dispiacere per la situazione politica e sociale attuale e grande rabbia ma, questa in maniera abbastanza diversa da qualche anno fa. Più evoluta - chiosa -: gli italiani sono più evoluti del loro Governo». Nelle quasi tre ore di concerto, vissute a mille all'ora, Elisa regala al pubblico riminese, un duetto 'virtualè al video wall con Tiziano Ferro, eseguendo la sua 'E scopro cos'è la felicita«, e l'interpretazione di 'Ecco chè, scritta da Giuliano Sangiorgi, voce dei 'Negramarò (»tutti e due dovrebbero venire« come ospiti nel prosieguo del tour, commenta) oltre a una lunga cavalcata nel passato. Da 'Rainbow' a 'Heaven out of Hell', da 'Lucè a 'Broken', fino a 'Rock your soul', 'Prayer' e 'Maledetto labirintò - trittico che trasforma il 105 Stadium in una enorme discoteca - sono i 'classicì a segnare l'ultima parte del concerto che vede calare il sipario, tra gli applausi, su 'It is what it is' e 'Cure Mè.