PALERMO. L’accessorio più importante dell’abito nuziale non è fatto di tessuto e neanche di metallo, il bouquet è una «semplice» composizione floreale. Ufficialmente è l’omaggio per eccellenza dello sposo alla sposa, e chiude il ciclo del fidanzamento. Nato come simbolo di fecondità e purezza, con il passare del tempo si è trasformato in un prezioso ed elegante accessorio di moda. Spesso i suoi colori e i suoi fiori sono la chiave di lettura dell’intero matrimonio, per scelta del tema, del colore, dello stile e della decorazione di chiesa e sala. Dai fiori bianchi classici, come quelli d’arancio, o le rose, rappresentanti la fertilità, la purezza e la castità, infatti, le tendenze hanno prevalso sulla simbolicità, inseguendo la ricerca della novità, della rarità del fiore e della armonia cromatica. L’usanza nasce nel mondo arabo, con i fiori d’arancio. È in voga già in epoca pre-cristiana, con in mano un ramo di mirto o rosmarino, piante di buon auspicio, simbolo di fecondità e fedeltà; mentre nel Medio Evo, le sposine erano costrette a tenere tra le mani, ago e filo quasi a voler simboleggiare i loro futuri “attrezzi del mestiere”! Oggi può essere rotondo e compatto con fiori piccoli per tutte le spose, aperto e voluminoso per le più magre, ricadente, o a cascata, per abiti importanti con strascico, o a fascio, perfetto con i tailleur. MI. AV.