Le recensioni sono davvero dovunque e ognuno di noi scrive, commenta e critica, spesso senza alcuna autorevolezza (e correttezza). Statistiche dimostrano che i dati sono destinati ad aumentare. Un trend molto chiaro che fa i conti con l'informatizzazione e l'avanzata tecnologia sempre a portata di mano.
«Secondo me non hanno nessuna attendibilità. E nessuna credibilità». A dirlo Edoardo Raspelli, autorevole critico enogastronomico italiano, attualmente impegnato nella trasmissione Melaverde di Mediaset. Smartphone e tablet hanno sancito la crescita smisurata di siti dedicati e di social network geolocalizzati per ristoranti, alberghi e quant'altro ci è vicino. E non solo. Se da una parte questa tendenza porterebbe il ristoratore alla qualità per una brand reputation che si rispetti, dall'altra la facilità con cui si scrive porta alla inevitabile dequalificazione.
«Non tutti abbiamo il palato per dare giudizi. La gente può segnalare il posto che conosce, ma la gastro democrazia non ha nessuna valenza enogastronomiche». Effettivamente, il prolificare di applicazioni gratuite, insieme alla facilità di consultazione e alla libertà di scrittura senza filtro, spesso non tutelano il buon mangiare. Chi non è mai incappato in un locale in testa alle classifiche, ma in fondo al gradimento reale?
E ancora: «L'eccessivo populismo docimologico lascia il tempo che trova e si presta a ricatti. Il lettore non ha il giudizio, equilibrio ed esperienza». Forse, bisognerebbe limitarsi alla «raccomandazione» dei locali che hanno sperimentato, si dovrebbe commentare solo laddove è il caso di consigliare un determinato ristorante e astenersi invece, dal raccontare un'esperienza poco felice. E poi, non basta dire «quanto è bello quel ristorante» o «il primo era eccellente». Bisognerebbe trasmettere l'idea dell'atmosfera dei posti, dettagli sugli ingredienti. Le migliori recensioni dicono chi, dove, come, quando. «Bisogna saper raccontare come se fosse una storia, senza alterare le parole se il cameriere è stato scortese o se il conto risulta salato».
R. VEC.