PALERMO. Pupi di zucchero, frutta martorana e biscotti di tutti i tipi. Sono questi i dolci che riempiono il cosiddetto «cannistru», la tipica composizione tradizionale siciliana che si realizza durante la festa dei morti. Una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo. Si narra, infatti, che anticamente nella notte tra l'1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Oggi questi doni vengono acquistati anche nelle pasticcerie siciliane e nelle fiere che si svolgono in tutta l’Isola. I taralli, i famosi «Tetù e Catalano», la frutta secca, le pastine al miele, per citarne solo alcuni.
La preparazione e l’acquisto di questi dolci è un appuntamento immancabile in Sicilia. Non a caso, in controtendenza rispetto all’andamento generale della spesa alimentare, aumentano gli acquisti in quantità di prodotti per la preparazione dei dolciumi, secondo la Coldiretti. (+2 per cento nei primi otto mesi del 2013). «I più diffusi in questo periodo sono le ossa dei morti che in Sicilia assumono diverse forme a seconda della zona – spiegano Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione, rispettivamente presidente e direttore regionale della Coldiretti -. In genere sono di consistenza molto secca e di colore bianco e marrone. La loro preparazione prevede zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano, vengono chiamate anche ”Paste di Garofano”. Il mantenimento delle tradizioni è importante per la storia di una regione come la nostra dove il culto dei morti è molto sentito. I pupi di zucchero, infatti, rappresentano il nutrimento che proviene da loro».
«Ogni anno vendiamo tantissimi pupi di zucchero – afferma Pino Amato dell’omonima pasticceria di Palermo -. Le famose statuette di zucchero dipinte, ritraggono figure tradizionali come i Paladini e vengono chiamati anche “pupi a cena” o “pupaccena”, per via di una leggenda che narra di un nobile arabo caduto in miseria, che li offrì ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo prelibato. È una festa che ricorda l’abbondanza: si imbandiscono le tavole perché i defunti hanno mandato un buon raccolto». E se ai bambini si regalano i famosi Pupi di Zucchero, che a volte ritraggono anche personaggi del calcio o dei cartoni animati, ai grandi vanno i cestini confezionati. «Il misto siciliano va per la maggiore – dice Antonietta Gebbia della pasticceria Scimone di Palermo -. Dentro si trovano i moscardini, i biscotti regina, le pastine al miele, la frutta martorana, e le ”pipatelle”, ovvero quei biscotti antichi cosiddetti poveri perché realizzati da ciò che rimaneva del pan di spagna di altri dolci». Il cibo quindi è un viatico della memoria che deve essere consolidato anche grazie alla cura e alla partecipazione, spesso familiare, di queste delizie. Secondo una recente indagine Coldiretti/Swg, l’11 per cento degli italiani prepara più spesso, rispetto al passato, i dolci. Determinanti per la loro qualità sono gli ingredienti la cui base è costituita dalla farina, alle uova, allo zucchero e poi arricchiti anche con frutta secca. «Scegliere farina di grano, uova prodotte in Sicilia e altre tipicità locali rappresenta sicuramente una scelta consapevole non solo dal punto di economico per supportare l’economia locale, ma anche dal punto di vista nutrizionale», sostengono Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione, rispettivamente presidente e direttore regionale Coldiretti.