Martedì 26 Novembre 2024

Moda bio: vestiti derivati da tè zuccherato e batteri

PALERMO. La nuova frontiera del fashion è bio con indumenti derivati da tè zuccherato e batteri. «Immagina se un granchio potesse diventare un casco da bici, un fungo un berretto sportivo, una carota uno skateboard ed una conchiglia di madreperla un telefonino». Si interroga così il sito Bioculture, un perfetto esempio di green think, che ha ottenuto l’attenzione del mondo quando la sua fondatrice, Suzanne Lee, ha presentato i primi vestiti ottenuti da una coltivazione batterica. Fashion designer e ricercatrice al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra ha voluto coniugare moda e biologia, in chiave ecosostenibile, rivoluzionando il punto di partenza del settore, e cioè, la materia prima, i tessuti.   La Lee utilizza, infatti, microbica-cellulosa, composta da milioni di batteri minuscoli, coltivati in vasche di tè verde zuccherato per la produzione di un tessuto che è simile ad una tela o una pelle vegetale. Al motto di «grown your own clothes», coltiva i tuoi vestiti, propone, ed insegna a realizzarlo attraverso seminari nel mondo. In una vasca, come quella da bagno, grazie ad una coltura batterica di kombucha, attraverso un processo di fermentazione, si ottiene della cellulosa. Interviene una simbiosi di Acetobacter, batteri che producono acido acetico, e lieviti, che la rendono simile ad una grande frittella di colore chiaro. Il metodo di produzione e lavorazione è affascinante. I batteri si nutrono delle sostanze nutrienti dello zucchero, producendo micro filamenti di cellulosa pura che si aggregano formando vari livelli e, alla fine, si compattano in uno strato in superficie, e dopo tre settimane, raggiunge i tre centimetri di spessore. Quando la coltura statica è pronta, la si tira fuori dalla vasca e la si lava con sapone, si lascia evaporare l’acqua da cui è composta al 90% circa e diventa simile ad una carta o una pelle leggera, flessibile, che si può tagliare e cucire in modo convenzionale e modellare durante l'asciugatura. Non esiste ancora una vera e propria collezione ma solo alcuni pezzi, una bio-denim jacket color indaco, una biker racket simil borchiata con un processo naturale di ossidazione ferrosa, un bomber colorato con essenze di frutta e verdura, un kimono maculato, una giacca coloniale e decolleté con zeppa e plateau rivestisti di kombucha, conservati al museo della Scienza di Londra. Mi.Av.

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