Se non si ha intenzione di mangiarli, allora è proprio il caso di guardarli. Già, perché i capperi hanno un fiore bellissimo, variopinto e di rara delicatezza al punto da spingere esperti ed intenditori a ribattezzarlo Orchidea del Mediterraneo.
«Sono sempre di più - dichiara Enrico Russino, dell’azienda ”gli Aromi” nelle campagne sciclitane - i privati che desiderano coltivare nei propri giardini o in vaso la pianta del cappero. Si tratta di una pianta che ha bisogno di pieno sole, non tollera gli eccessi di acqua e che attecchisce in terreni calcarei e drenanti».
Per i pollici verdi ecco, dunque, cosa fare per un giardinaggio fai-da-te di sicuro successo. «Il trapianto della piantina nel terreno - spiega Russino - va fatto nel mese di ottobre oppure a febbraio o marzo, quando c’è la ripresa vegetativa. Durante l’inverno, infatti, la pianta del cappero va in stasi vegetativa, perde le foglie e resiste ad una temperatura anche al di sotto dei dieci gradi centigradi. Può crescere, dunque, nei climi più rigidi. Verso il mese di febbraio - aggiunge -, la pianta va potata e tenuta bassa».
Durante queste prime fasi, nel periodo che è ancora di attecchimento al terreno, bisogna innaffiare il cappero anche due o tre volte a settimana, solo successivamente basterà una volta ogni quindici giorni.
«Per quanto riguarda le piante di capperi che si decide di coltivare in vaso - conclude l’imprenditore ragusano -, nei mesi primaverili ed estivi vanno innaffiate ogni giorno, mentre in inverno si possono lasciare all’aperto e senza acqua, fino al periodo di ripresa vegetativa che, come abbiamo detto, è quello compreso tra febbraio e marzo».
P. PI.