Fabio Bruno è un ragazzo autistico di 21 anni che grazie allo sport ha potuto ingranare una marcia in più. Il padre Bartolo gli sta sempre vicino e lo segue con amore e pazienza.
«Mio figlio è un campione – sostiene fiero Bartolo Bruno- è portato per fare tutti gli sport. Negli ultimi mesi ha dimostrato di poter percorrere anche 20 chilometri in bicicletta come qualsiasi altro atleta normodotato», ma Fabio nuota come un pesce ed è capace di fare tutta una vasca sott’acqua e si cimenta in tre stili di nuoto.
«Non solo, il ragazzo sa anche andare sui pattini in linea e si muove con facilità come se avesse un paio di scarpe ai piedi. Ma nonostante le sue abilità sportive mio figlio non può partecipare alle competizioni sportive con gli altri atleti normodotati. Così Fabio non ha nessuna soddisfazione, neanche una piccola medaglia. Qui in Sicilia siamo molto indietro- spiega con amarezza il padre di Fabio – ci sono poche strutture che organizzano attività per i ragazzi disabili e la maggior parte sono a pagamento e in questi tempi di crisi non tutti i genitori possono permettersi di pagare. Purtroppo lo Stato si occupa di questi ragazzi fino ai 18 anni dopo sono abbandonati a se stessi.L e istituzione non si occupano dei nostri ragazzi. Per loro ci sono solo ostacoli e difficoltà».
Anche gli stessi corsi di formazione organizzati dalla Regione ora non verranno più finanziate. E la domanda dei genitori è uguale per tutti: «A settembre cosa faranno i nostri figli?» Per Fabio non è facile neanche frequentare la piscina: «I corsi per ragazzi disabili sono organizzati solo la mattina o in altri orari scomodi come il primo pomeriggio. Anche in palestra i nostri ragazzi sono emarginati. Non possono utilizzare tutte le macchine ma solo la cyclette e il tappetino, perché altrimenti potrebbero farsi male».
Il più grande cruccio di Bartolo Bruno è quello di tanti genitori siciliani: «Per stare dietro a mio figlio e non lasciarlo solo a casa devo interrompere il mio lavoro. Noi genitori non siamo immortali, quando noi non ci saremo più chi aiuterà i nostri figli?».
S. I.
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