LAMPEDUSA. Il primo nido dell'estate 2013 in Sicilia è stato avvistato a Linosa, sulla spiaggia nera di Pozzolana di Ponente. Poi un altro è stato recintato a Siculiana Marina, vicino alla riserva naturale di Torre Salsa, nell'Agrigentino. E mentre cresce l'attesa nella spiaggia dell'Isola dei Conigli di Lampedusa, spuntano a sorpresa un centinaio di uova sul litorale di Mondello a Palermo. Per vedere la schiusa si attendono dai sessanta ai settanta giorni. Impegnati a turno centinaia di volontari e incuriositi migliaia di turisti.
Simbolo di tutela dell'ambiente marino e di turismo ecosostenibile sembrano quest'anno in cerca di nuovi lidi le famose tartarughe Caretta caretta. Navigano nelle acque territoriali italiane insieme ad altre due specie protette di tartarughe marine - la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), segnalate sporadicamente - ma le Caretta caretta sono presenti con una popolazione più consistente e con siti di nidificazione accertati su tratti costieri dell'Italia meridionale e insulare. Tutte e tre le specie sono in via d'estinzione e protette dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare in collaborazione con le Regioni. Diversi i centri di recupero attivi sull'isola, chiamati a svolgere non solo servizi sanitari ma anche una funzione pedagogica per le scolaresche rivelandosi anche un'attrattiva turistica. «Non potevamo non visitare l'ospedale delle tartarughe, è stata una bella emozione», dice Nicoletta Gillini, turista bolognese in vacanza a Lampedusa, dopo aver visitato il centro di recupero tartarughe marine gestito dal Wwf dove in questi giorni sono ricoverate cinque Caretta. «Purtroppo non abbiamo avuto la fortuna di vederle libere in mare», aggiunge l'amica Donata Dosi che per ammirare le tartarughe aveva fatto un'escursione in barca organizzata ad hoc. Il centro di recupero di Linosa, gestito dal Cts, è andato in fiamme nei mesi scorsi ed è ancora chiuso; ma sull'isola è attivo il campo per la protezione del nido depositato lo scorso giugno.
Nell'Agrigentino accoglienza garantita al centro recupero tartarughe marine gestito dal Cts lungo la strada provinciale Cattolica Eraclea-Raffadali. Due al momento le Carette ricoverate. «Una, recuperata a Linosa, la libereremo nel mese di agosto - spiega il veterenario Calogero Lentini -. Per l'altra, trovata gravemente ferita nel Tirreno, a Carini, ci saranno grandi difficoltà perché le pinne sono state spezzate dall'elica di uno scafo». Lungo il litorale agrigentino ha la sua base il Network Tartarughe del Wwf Italia. I volontari proteggono il nido depositato sull'affollata spiaggia di Siculiana Marina, è un via vai di bimbi e turisti. «Abbiamo trovato come sempre il bel mare e quest'anno anche la sopresa delle tartarughe, una novità interessante», dicono Davide e Alessandra Spampinato, di Catania, mentre posano davanti al nido per una foto ricordo. Anche nel Trapanese sono attrezzati grazie alla collaborazione tra l'Area Marina Protetta e Legambiente Egadi, che la settimana scorsa hanno salvato due tartarughe nel mare di Favignana.
Passando sul versante orientale della Sicilia, nelle isole Eolie si trova il Filicudi WildLife Conservation, un pronto soccorso per le tartarughe marine trovate ferite nell'arcipelago eoliano. Mentre a Messina è al lavoro la società di ricerca marina Necton, che porta avanti diversi progetti legati alle Caretta caretta, «regine» del Mediterraneo.