PALERMO. La balenottera comune è ormai cittadina regolare nei mari siciliani. Più di un centinaio gli esemplari avvistati negli ultimi anni, tra il Canale di Sicilia, lo Stretto di Messina e il mar Tirreno. A luglio, intanto, partirà un progetto di ricerca e monitoraggio di questi cetacei nei mari fra il Canale di Sardegna e il Canale di Sicilia, nato dalla collaborazione fra l'Ispra e l'associazione scientifica Ketos.
Conta più di un migliaio di esemplari la popolazione di balenottere comuni che attraversa il Mar Mediterraneo italiano. Gli avvistamenti sono sempre più frequenti e fanno ben sperare in una presenza stabile e regolare di questa specie nei nostri mari, tanto da potersi considerare fra le otto specie di cetacei, tipiche del Mediterraneo, insieme a stenelle, tursiopi e delfini comuni. A fare del Mare nostrum l'habitat prescelto dalle balenottere, che sembrano stazionarvi anche nei mesi invernali e primaverili, sono probabilmente la sua produttività e la varietà della sua fauna marina. «Non è un caso che il mar Mediterraneo sia un mare abbastanza pescoso - spiega Mario Tringali, responsabile scientifico dell'associazione scientifica Ketos - ma tanti altri i fattori che potrebbero influire nella scelta di questa specie migratoria di spostarsi nelle acque sicule: ad esempio la salinità, le correnti, le ore luce».
Ancora da accertare e da studiare, dunque, le dinamiche migratorie e comportamentali delle balenottere «nostrane». Da qui, l'interesse del ministero dell'Ambiente, dell'Ispra e dell'Iucn, Unione mondiale della conservazione della natura, di finanziare progetti di ricerca, molti dei quali nei mari siciliani, finalizzati a conoscere le abitudini di questa specie, che è comunque tra quelle marine sottoposte a tutela da recenti direttive europee e da un preciso protocollo, l'Accobams, l'accordo per la conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e delle zone Atlantiche adiacenti. E proprio tra qualche settimana, l'associazione scientifica Ketos, in collaborazione con Ispra, le Università di Catania e di Tunisi, avvierà un progetto di ricerca e monitoraggio delle balenottere e di altri grandi cetacei, nelle acque del Canale di Sicilia e di Sardegna. «Si tratterà di un'osservazione ripetuta, con frequenza settimanale, e nelle stesse tratte di mare. E a impatto zero», sottolinea Tringali. Nessuna imbarcazione specifica per l'osservazione, ma solo i tradizionali traghetti di linea. Dai 2 ai 4 studiosi, tra esperti e studenti di biologia marina o scienze naturali, saliranno nelle linee Palermo-Cagliari e in quelle che collegano Trapani a Tunisi, per osservare, dalla prua ad occhio nudo o con binocoli, la presenza di balenottere o altri esemplari di grossi cetacei nelle acque a Nord e a Sud della Sicilia occidentale. «L'obiettivo - spiega Tringali - sarà quello di osservare i comportamenti migratori della specie e tracciare anche le rotte in cui maggiore è la loro presenza. Dai risultati che otterremo il passo successivo sarà avviare progetti di tutela di quei luoghi, tenendo conto dell'esistenza della specie». Tra i rischi a cui le balenottere sono esposte c'è la probabilità di essere travolte o comunque disturbate dalle grandi imbarcazioni veloci. «Il diportismo è per esempio una delle attività antropiche che disturba questi animali e ne mette in pericolo il benessere. Conoscere il loro habitat significa poter attivare azioni di tutela precise in quei luoghi».
Balenottera di casa nostra Ha messo radici in Sicilia
Avvistata sempre più spesso tra il Canale di Sicilia, lo Stretto di Messina e il mar Tirreno. Nel Mediterraneo italiano sono un migliaio gli esemplari
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