Abbiamo i turisti del vino dietro la porta, ma non sappiamo bene come farli entrare. Ogni anno l’enoturismo già muove in Italia un giro d’affari stimato in circa 4-5 miliardi di euro, ma molti nuovi viaggiatori, dalla Russia al Sud-Est Asiatico alle Americhe, sono interessati all’Italia e potrebbero essere invogliati ad entrare alla scoperta delle nostre terre del vino. E la Sicilia svetta tra «le vigne dei desideri».
Del futuro dell’enoturismo in Italia si è parlato in un convegno all’Università di Bari, organizzato per festeggiare l’inserimento della Puglia, unica regione italiana, tra le dieci zone vinicole migliori al mondo da visitare («10 Best Wine Travel Destination»), classifica della prestigiosa rivista statunitense Wine Enthusiast.
Le parole d’ordine dell’enoturismo oggi di successo sembrano essere «scoperta», «esperienza», «emozione». Lo ha detto chiaramente Magda Antonioli Corigliano, direttore del Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi di Milano nonché consulente in materia della Commissione Europea, che ha spiegato come «la qualità del prodotto è una condizione necessaria ma non sufficiente: le nostre strategie turistiche non possono più essere incentrate ancora solo sulle eccellenze, devono puntare invece sulla soddisfazione del cliente e sulla sua voglia di fare una vacanza esperienziale alla scoperta di novità, sapere offrire ”cultural adventure”, avventurose e piacevoli scoperte culturali, perché è questo che il turista vuole».
«Abbiamo scelto la Puglia, più che la Sicilia – spiega Monica Larner, responsabile per l’Italia di Wine Enthusiast – per la novità, c’è un grande interesse negli Stati Uniti in questo momento verso i vini autoctoni pugliesi, il consumatore vuole provare sempre vini nuovi, fare nuove esperienze, la vera chiave per essere competitivi è infatti la diversità e l’originalità. I vini siciliani li abbiamo scoperti prima ma l’interesse verso i prodotti dell’Isola vi assicuro che è sempre alto, anche in Sicilia siete bravi».
Il successo della Puglia poggia sulla bontà dei vini da uve negro amaro, nero di troia e primitivo; sulla valorizzazione delle peculiarità della regione, dalla cucina ai monumenti, ma nella scelta di Wine Enthusiast hanno pesato anche le tante masserie ristrutturate dove l’accoglienza è personalizzata e il turista è accompagnato, quasi per mano, a scoprire le emozioni che regalano i dintorni, la sua gente e la sua storia. «La Puglia - sottolinea il suo giovane assessore all’Agricoltura, Dario Stefàno - sta ottenendo questi risultati perché ha deciso un radicale mutamento del suo modello di sviluppo e oggi stiamo ripartendo dall’agricoltura e dalla valorizzazione del nostro territorio».
Bene la Puglia, ma anche alcune zone della Sicilia continuano ad essere in testa alle preferenze dei turisti del vino. Lo ha confermato Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento Turismo del Vino, nel ricordare come tra «le vigne dei desideri» i dati mostrano che il 17% degli intervistati desidera visitare, a pari merito, l’Alto Adige e l’Etna, seguono nell’ordine di preferenza il Collio e la Franciacorta, le Langhe e Montalcino e così via. E per questi turisti vogliosi di conoscere il nostro vino e i nostri territori, Donatella Cinelli Colombini propone oggi di lavorare, in tutta Italia, sul modello di quanto già realizzato con successo a Bordeaux, alla creazione di corsi appositamente studiati per turisti, nella loro lingua se per stranieri, con un taglio spiritoso e ricco di aneddoti, all’avventurosa scoperta di quel che c’è dentro e intorno al bicchiere.