MILANO. Corre la musica di Enrico Ruggeri, veloce, versatile, eclettica. Senza tempo e sempre attuale. Spazia dal cantautorato al punk, dal rock al reggae fino all’elettronica. Ma questa volta lo fa passando “Le canzoni ai testimoni”, nome del suo nuovo album nato da un’idea della Universal Music e uscito il 24 gennaio. Sono 14 artisti del sostrato musicale italiano i “testimoni” che interpretano, secondo i loro suoni, le tracce che hanno sancito la sua carriera. Si sono appropriati delle sue canzoni, rileggendole e arrangiandole ognuno a suo modo e dove Ruggeri diventa ospite di se stesso. E tra i “testimoni” ci sono anche i Marta sui Tubi. “Sono riusciti a interpretare questa canzone in modo egregio”, dice Ruggeri. Il gruppo emergente siciliano, Giovanni Gulino (voce) e Carmelo Pipitone (chitarre), hanno scelto di interpretare Contessa, canzone che ha fatto la storia dei Decibel.
I Marta sui Tubi e Contessa? “L’abbiamo scelta perché si avvicina di più alle nostre corde. Ci piaceva. Noi non facciamo un tipo rock tipico, anche nel modo in cui usiamo gli strumenti (acustici)”. Ci racconta Giovanni Gulino, voce del gruppo. “Volevamo trovare un pezzo da fare nostro. Non una cover tout court, ma una personalizzazione della canzone avvicinandola al nostro sound. Contessa ci incuriosiva molto. L’abbiamo stravolta nella struttura e melodia. Abbiamo mantenuto il testo, ma il risultato è come se fosse un nuovo song. Lavorare con Ruggeri è stato molto divertente. Bella intesa artistica e nelle radici (i suoi nonni erano anche loro di Marsala). È stato bello ricordare con lui i luoghi che hanno fatto parte della nostra infanzia. E, perché no, conserva un discreto accento siciliano, quando vuole! Enrico è umile e divertente. Ragazzi aiutatemi, ci diceva. Lui, con una carriera lunga e importante, si è messo in gioco stando alle nostre regole. Trovare una persona che ha fatto tanto nella musica italiana e che si plasma ai nostri suoni, non è da poco”.
Insieme ai Marta sui Tubi, gli arrangiamenti rock dei Linea 77, Rezophonic, e The Fire, quelli reggae degli Africa Unite e ancora Andrea Mirò e L’Aura, le uniche due donne del cd, la musica punk dei Vanilla Sky, il cantautorato di Bugo, Diego Mancino, Dente, e ancora i Serpenti, Boosta (Subsonica) e Fluon (Andy, ex Bluvertigo). “Il bello era stupirsi ogni volta che l’arrangiamento era pronto”. Dice il Rouge parlando del suo nuovo progetto.
“Non volevo un album di duetti. Ma un tributo alle mie canzoni”. Un best of “postumo”, scaramanticamente parlando, che ripercorre le tappe della sua vita, rendendo attuali anche le canzoni più lontane. “È molto più probabile che andrò io a trovare questi ragazzi nei loro concerti. Gli artisti li ho trovati, non li ho scelti. Hanno rivoltato le mie canzoni, sottolineando le esperienze plurime dei miei anni. E io, da ospite, ho osservato. Non era un disco dei nomi storici, non era l’album dei duetti stucchevoli. Grazie a loro sono entrato in una realtà molto stimolante. La lezione che ho ricevuto è che qui vanno al sodo. La crisi fa bene alla creatività, ci ha aiutato a fare un passo avanti, mirando più alla sostanza che alla forma”. Chapeau.