Lunedì 23 Dicembre 2024

Infinita Bebe Vio, sul podio anche a Parigi

Nel sontuoso Grand Palais c’era anche Jovanotti a tifare per lei. Lei che non delude, e per la terza volta di fila sale sul podio delle Paralimpiadi: infinita Bebe Vio, bronzo nella rassegna a cinque cerchi in corso a Parigi, dopo gli ori di Rio 2016 e Tokyo 2020. E’ la quinta medaglia ai Giochi per la schermitrice veneta, che oltre ai prestigiosi titoli individuali vanta anche un argento e un bronzo a squadre. Nella Ville Lumiere sbaglia nella semifinale del fioretto categoria B, non prende bene le misure, e si fa superare 15-9 dalla cinese Xiao, ma poi si riscatta come solo i grandi campioni sanno fare e ai ripescaggi batte la cinese Su Kang 15-7 e poi nella finalina per il bronzo liquida la sudcoreana Eun Hye Cho 15-2 andandosi a prendere l’ennesima medaglia di una carriera senza fine. Tre Olimpiadi sempre sul podio è risultato che fa esultare la stessa Vio, lei abituata ai riflettori destinati ai grandi, chiamata nel 2016dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama a cena alla Casa Bianca. Bebe che l’atmosfera di Parigi l’aveva già assaporata nella contestata cerimonia inaugurale delle Olimpiadi lungo la Senna: una sfilata-cameo per la campionessa azzurra e da non atleta che lo scorso 26 luglio aveva fatto da antipasto per lei. Dal 2014 Bebe non ha mai perso una finale: in mezzo ai due ori paralimpici ci sono quattro mondiali e tre europei, con la fiorettista sempre in testa. Ed è anche per questo che il bronzo parigino non sa di sconfitta per l’azzurra, anzi: «Sono felicissima, è una giornata straordinaria. Non è l’oro che tutti si aspettavano ma io sono felice, non è tutto regalato, è bellissimo» ha detto la campionessa classe 1997, contenta anche dle calore che ogni volta sente intorno. La famiglia prima di tutto, gli amici e i tifosi con cui si è stretta in un grande abbraccio. «È una medaglia stupenda, la finale l’ha meritata più lei, è stata più pronta, con fisico, con la testa e con tutto. Io c’ero, ma non bene come lei. Diamo tutto per vincere, c’è chi ce la fa e chi no. Se non ci fossero stati tutti i ragazzi, i preparatori, i miei amici, la mia famiglia, sono tutti là. Sono stati prontissimi a tirarmi su e a dirmi di non mollare, perché comunque non era finita. C’erano ancora due match per riuscire a prendere il bronzo, quindi è una medaglia vinta, è una grande cosa. Non bisogna mai scusarsi su una medaglia, assolutamente. Quanto è stato difficile ritrovare la concentrazione? Sai, ti danno il tempo di piangere, ma poi ti dicono ok, adesso hai rotto, riprenditi e vai a tirare. E ce l’ho fatta. E ce l’abbiamo fatta tutti e tutti. E domani ce la faremo di nuovo, domani ce la dobbiamo fare, a questo punto va bene che vince una volta la cinese, ma non due. Quindi domani abbiamo di nuovo la Cina in semifinale a squadre e ci proviamo». Il tifo al Grand Palais è stato quello delle grandi occasioni: «Se guardi questo stadio, questa gente, le tribune strapiene, la gente fomentatissima per lo sport paralimpico, questo dimostra che la cultura, la comunicazione hanno portato a tanto per il nostro sport. È magnifico, è bellissimo, mi auguro che in tutti i paesi ci sia questa folla di gente pronta a tifare per lo sport paralimpico, perché è sport, perché è bellissimo». E non è ancora finita perché Vio punta anche sulla gara a squadre: «Incrociate le dita per me perché io non posso», conclude alla sua maniera.

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