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Paralimpiadi, con Rigivan Ganeshamoorthy l'oro dell'integrazione: «Insulti per la mia pelle»

Romano di genitori cingalesi, rilascia una intervista anti-retorica che diventa virale

Rigivan Ganeshamoorthy

La sua intervista a caldo, subito dopo aver conquistato ieri l'oro paralimpico nel lancio del disco, gli ha regalato un'inaspettata notorietà. Perché in quell'intervista Rigivan Ganeshamoorthy, un ragazzone nato 25 anni fa a Roma da genitori dello Sri Lanka, ha rotto tutti gli schemi e conquistato il pubblico con la sua simpatia ed un sorriso coinvolgente.

Chi non l'ha vista, lo faccia quanto prima (clicca qui). Sui social si trova ovunque ed è ormai virale. «Ieri non appena ho preso il cellulare non riuscivo a toccarlo perché scottava: quattrocento messaggi su Whatsapp, oltre mille richieste di amicizia su Instagram», racconta a chi gli chiede se ha sentito la famiglia. «Sì ho sentito tutti, anche amici stretti. Persone che non conoscevo mi hanno fatto i complimenti».

Poi denuncia: «Forse l'unica cosa negativa erano alcune persone che mi scrivevano cose indelicate sul colore della pelle. Ancora nel 2024 sentire questa cosa è un po' triste. Vabbè gli ignoranti sono loro, a me scivola addosso», conclude. Rigivan ha tanta ironia con la quale sa farsi rispettare. Ai giornalisti che gli chiedono se questa esperienza gli stia piacendo risponde: «Un po' troppi disabili...», dice ridendo.

Scherza con intelligenza ed ha le idee chiare. E sui temi della discriminazione rilancia: «Penso che lo sport paralimpico ancora debba crescere parecchio perché ancora viene guardato male: “quello è un disabile”, “quello è amputato”. Ancora le discriminazioni... Per me non devono esistere. Siamo tutti uguali».

Anzi, «dobbiamo tornare come nel 1960: Olimpiadi e Paralimpiadi insieme. A Roma le hanno fatte. Le hanno fatte loro 64 anni fa e nel 2024 ancora c'è questa discriminazione», sottolinea. Non sono semplici affermazioni «politically correct», ma una rivendicazione di diritto. Nell'intervista che impazza sul web le parole di Rigivan rivelano ironia e allegria che vanno oltre la retorica e regalano uno spaccato di Italia, non solo sportiva, che vale anche più della medaglia che ha conquistato. Vincere una gara paralimpica, di fronte ad uno stadio pieno e dopo aver superato battaglie ben più difficili nella vita, darebbe alla testa a chiunque. Ci si potrebbe sentire in grado di dar lezioni a tutti; ed invece Rigivan reagisce spiazzando tutti coloro che lo ascoltano: «Che devo di'?», replica con marcato accento romano e con un sorriso ad Elisabetta Caporale che lo intervista su RaiSport per celebrare la sua vittoria. «Sono timido», aggiunge poi marpione. Quel bel sorriso, bianchissimo e preciso, spicca sul volto con la pelle scura e soprattutto è incredibilmente coinvolgente. «A chi dedichi questa vittoria?», gli chiede la giornalista con una domanda alla quale tutti gli atleti si preparano già da casa in Italia. Lui ci pensa un po' e poi spara: «A mia madre, a mia sorella, al team, a tutta Dragona, a Roma, ar decimo municipio. Al mio vicino che è venuto a casa a darmi la bandiera italiana».

«Sai - prosegue - questo vale tanto, vale più di una medaglia d'oro. L'amicizia, chi ti viene a trovare. Questo è per tutta la nazione italiana e per i disabili che stanno a casa». «Ah, me so' scordato. La dedico ad Alice, la mia ragazza», irrompe. «Ma lo sai che qui ci sono state proposte di matrimonio?», suggerisce la giornalista. «No, io so' troppo giovane per sposarmi», replica scoppiando a ridere.

Eppure, il suo percorso fino alle Paralimpiadi di Parigi non è stato semplice. A diciotto anni, nel 2017, Ganeshamoorthy ha scoperto di essere colpito dalla sindrome di Guillain-Barré, una malattia in genere accompagnata da parestesie alle gambe e poi alle braccia. Nel 2019, si è aggravato a causa di una caduta, così viene ricoverato all'Ospedale Santa Lucia di Roma dove inizia a giocare a basket in carrozzina. Da lì il passaggio all'atletica e ai lanci del peso e del disco di cui nel 2023 è diventato campione italiano paralimpico nelle categorie F55 e F54-55.

Ieri, l'exploit a Parigi con tre record del mondo, uno dopo l'altro, nel disco F52: 25,48 metri, poi 25,80 metri ed infine 27,06. Tutti a dire che non è finita, c'è anche il giavellotto nel quale Rigivan può risalire sul podio. Ma la sua vittoria è sempre spiazzare tutti. «No, non gareggio, ho deciso adesso - annuncia nell'intervista più pazza del mondo -. È pesante per il mio fisico, non mi conviene...».

 

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