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Parigi 2024, la rivincita di Bacosi e Rossetti: il mixed team dello skeet è d'oro

I due azzurri: «Quando io ero in difficoltà lui mi tirava su e in finale abbiamo messo davvero cuore e anima»

skeet oro

La vita offre spesso una seconda chance. Anche alle Olimpiadi. Per Diana Bacosi e Gabriele Rossetti i Giochi parigini erano stati fin qui una grande delusione: si erano presentati con un palmares che invitava a essere ambiziosi e invece erano rimasti a guardare: fuori entrambi dalle finali individuali, quasi uno smacco. Diana, 41enne mamma perugina tesserata per l’Esercito, era sbarcata a Parigi con un oro (Rio) e un argento (Tokyo) olimpici e due titoli iridati nel curriculum, mentre Gabriele, poliziotto fiorentino classe '95, è stato l’unico a interrompere il dominio di Vincent Hancock togliendogli il titolo nel 2016, seconda medaglia olimpica di famiglia a 24 anni di distanza dal bronzo di Barcellona 1992 vinto da papà Bruno.

Per due così questa Olimpiade francese non doveva e non poteva finire a mani vuote. E allora eccoli lì, allo Shooting Centre di Chateauroux, unire gli sforzi nell’inedita gara del mixed team dello skeet per prendersi la loro personale rivincita. Dopo una qualificazione da cecchini (149 piattelli centrati su 150, unico errore quello della Bacosi nella terza serie della prima manche), arriva la sfida agli americani, appena un bersaglio in meno: Austen Jewell Smith, bronzo nell’individuale, e la leggenda Hancock, sergente dell’esercito a stelle e strisce, oro in 4 delle ultime cinque Olimpiadi - Parigi compresa - con la già citata eccezione di Rio.

Rossetti è quasi perfetto, appena un’incertezza al quart'ultimo piattello, Bacosi sbaglia due tiri ma poco male perché il fucile della Smith fa cilecca tre volte e anche un fuoriclasse come Hancock si inceppa: 45-44. «Siamo veramente super felici e orgogliosi, ci voleva - esulta il poliziotto toscano -. Avevamo tanto bisogno di questa medaglia, l’abbiamo voluta con tutto il cuore, pur imponendoci da inizio gara di divertirci, perché spariamo bene insieme. Ci siamo detti: 'Godiamocela!'. Abbiamo fatto una qualificazione perfetta, abbiamo fatto doppio record olimpico, siamo orgogliosi, non importava il colore della medaglia, abbiamo dato tutto fino alla fine credendo l’uno nell’altro, ed è arrivato questo oro bellissimo contro un Paese straordinario nel tiro come gli Usa. Ma noi non siamo da meno e lo abbiamo dimostrato».

Un vero e proprio lavoro di squadra. «Ci siamo completati a vicenda - conferma Diana, che assicura di voler andare avanti fino a Los Angeles -. Quando io ero in difficoltà lui mi tirava su, e in finale abbiamo messo davvero cuore e anima. Abbiamo lottato tanto per questa medaglia, abbiamo sofferto e ci siamo divertiti. Dopo Rio è un’altra grande conferma per noi». Da Chateauroux passa la via Lemovicensis, uno degli itinerari del Cammino di Santiago. Ma il pellegrinaggio dei due viandanti azzurri può chiudersi già qui, con un oro al collo che profuma di revanche.

 

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