Un argento con qualche rimpianto, ma certo non da buttare. Il secondo posto degli azzurri del fioretto, battuti nettamente dal Giappone dopo una finale che aveva regalato sprazzi di speranza iniziale, chiude la missione della scherma a Parigi 2024. La crisi di settore della disciplina che rappresenta il forziere dello sport azzurro, proclamata a Tokyo, forse non si può dire chiusa del tutto, ma il punto più basso pare lontano. Tre anni fa in Giappone la casella dell’oro era rimasta inaspettatamente vuota, e poi c’erano stati tre argenti e due bronzi: nella Ville Lumiere, in uno degli impianti più belli di queste Olimpiadi, il sontuoso Grand Palais, il titolo olimpico lo hanno conquistato le ragazze della spada, l’argento le due squadre di fioretto, quello individuale Filippo Macchi e nella sciabola Samele il bronzo. In pedana oggi, nella giornata che chiude le prove della scherma sono saliti Guillaume Bianchi, Macchi (che bissa così l’argento), Tommaso Marini e Alessio Foconi: l’ultimo assalto con i giapponesi è stato a lungo un testa a testa che ha fatto sperare di poter salire sul gradino più alto del podio. Quello mancato anche tre anni fa in Giappone.Ma al penultimo assalto il ct Cerioni, forse per un infortunio al polso di Macchi, ha sostituito l’argento nella gara individuale con Foconi. Un parziale disastroso ha consentito agli avversari di prendere il largo chiudendo la finale in vantaggio 45-36. Per il fioretto sfugge quindi ancora l’oro, che manca dal trionfo di Daniele Garozzo a Rio 2016 nell’individuale: l’azzurro ha poi vinto l’argento a Tokyo, ma non è arrivato a Parigi, essendosi ritirato dall’attività agonistica a causa di problemi cardiaci. Il ct Stefano Cerioni, parla comunque di un lavoro che «paga e porta verso il futuro in maniera positiva». «Sono soddisfatto di quello che è stato il risultato anche se adesso, che scendo dalla pedana e non ho vinto, non sono mai soddisfatto». Non ce la faccio ad essere contento, proprio per mia indole», continua Cerioni a fine gara. Ma è comunque un argento? «Bellissimo - risponde il lucchese - ma dobbiamo soffrire sempre, dobbiamo lottare con le squadre forti». «Rispetto a Tokyo c’è una differenza grande», commenta a caldo al Grand Palais il presidente della Federazione Italiana Scherma, Paolo Azzi, plaudendo all’argento azzurro e soprattutto all’oro conquistato nella squadra femminile appena pochi giorni fa, con le regine di spade Rossella Fiamingo, Alberta Santuccio, Giulia Rizzi e Mara Navarria che hanno sconfitto le francesi padrone di casa lungo la Senna.