Il pugile palestinese Waseem Abu Sal, ieri uno dei due portabandiera della sua rappresentativa, ha indossato una maglia raffigurante dei bambini sotto le bombe durante la cerimonia di apertura dell’Olimpiade di Parigi. Sulla sua casacca, di colore bianco, erano ricamate immagini di aerei da guerra che lanciavano missili su dei bambini che praticavano sport.
«Questa maglietta rappresenta l’immagine attuale della Palestina - ha spiegato oggi Abu Sal -, i bambini che vengono martirizzati e muoiono sotto le macerie, i bambini i cui genitori vengono uccisi e rimangono soli, senza cibo né acqua».
Jibril Rajoub, presidente del Comitato olimpico palestinese, ha detto invece di aver verificato con il comitato organizzatore locale delle Olimpiadi di Parigi per vedere se la maglietta di Abu Sal violasse i regolamenti olimpici. «È un messaggio di pace. È un messaggio per attirare l’attenzione - le sue parole -. Questo è contro la guerra, contro gli omicidi. Questo è in linea con la Carta olimpica. Lo abbiamo presentato a loro e lo hanno approvato», ha aggiunto.
Il Cio vieta dichiarazioni politiche sugli impianti in cui svolgono le competizioni olimpiche e durante le cerimonie di apertura e chiusura, ma gli atleti sono liberi di esprimersi nelle conferenze stampa e sui social media.
Va anche ricordato che a sostenere, dall’Italia, la presenza di Abu Sal (un peso piuma) a Parigi 2024, possibile grazie a una wild card del Cio, è anche «Boxe contro l’assedio», progetto di scambio sportivo tra pugili palestinesi e italiani, coordinato dall’organizzazione non-governativa palermitana Ciss e che ha coinvolto le palestre romane Valerio Verbano e Quarticciolo, la palestra popolare di Palermo e quella del Dopolavoro ferroviario di Velletri.
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