La vecchia scuola e il sacro rovescio ad una mano contro la nuova generazione dai colpi talmente potenti e veloci da far sembrare il tennis quasi ping pong. La finale del Master 1000 di Miami tra Jannik Sinner, 23 anni ad agosto, e Grigor Dimitrov, 33 anni, si potrebbe sintetizzare così, ma ovviamente c’è molto di più.
Il tecnico contro il picchiatore, l’ha definita John McEnroe, ma è forse troppo riduttivo per Sinner, che ha dimostrato in questo ultimo anno di avere anche lui classe da vendere. Certo, lo stile dell’azzurro, numero 3 del mondo (se vince Miami sarà il primo numero 2 della storia del tennis italiano), non colpisce gli esteti del tennis quanto quello del bulgaro, uno che per intenderci a inizio carriera era stato accostato ad un certo Roger Federer, termine di paragone eccezionale. La cosa gli ha creato una pressione che solo in questi ultimi 2 anni pare abbia lasciato in pace la mente di Dimitrov.
Grisha, come lo chiamano tutti, ricorda il fuoriclasse svizzero per il modo simile di colpire la palla sul rovescio, entrambi ad una mano, per le movenze e per la fantasia delle variazioni durante gli incontri, per i tocchi vellutati e la delicatezza a rete. Il problema, per Dimitrov, è che Federer sapeva fare tutto molto meglio di lui, soffriva molto meno a livello mentale e in più aveva un dritto molto più potente e penetrante del bulgaro, soprattutto da giovane.
Onestamente è un paragone non troppo azzeccato, quello dei media, ma tant'è: lo stesso Dimitrov ha sempre saputo che i due erano su pianeti opposti, ma l’etichetta di Baby Federer gli è rimasta ed ha pesato su una carriera comunque buona, con il picco delle Finals 2017, vinte a sorpresa, e il numero 3 del mondo conquistato.
Sinner è invece il prototipo del giocatore moderno, una sorta di Djokovic dei tempi d’oggi, uno che pensa, vive e mangia solo tennis, e che proprio per questa sua capacità di concentrazione e di adattamento riesce continuamente a migliorare. Pochi i punti deboli: fortissimo di dritto, fortissimo di rovescio (bimane), ha fatto passi di gigante sul servizio e nei movimenti laterali, e a livello mentale, attualmente, è una spanna sopra gli altri.
Se gioca bene, non c’è scampo per Dimitrov, che nelle partite vinte contro Zverev e Alcaraz ha elevato il suo tennis ad un livello difficilmente ripetibile, soprattutto perché dall’altra parte c’è uno, Sinner, che risponde molto meglio dell’Alcaraz visto a Miami e che di solito non ha i passaggi a vuoto tipici di Zverev.
E infatti non è un caso che l’unica sconfitta delle precedenti tre partite giocate (2-1 i confronti diretti per Sinner) sia avvenuta quando Jannik era ancora un bambino, a Roma nel 2020, sulla terra rossa, dove Dimitrov si impose in tre set. In quell’occasione Sinner non riuscì a mantenere il ritmo per tutta la partita, non aveva ancora le armi giuste per reggere un match contro una vecchia volpe come il bulgaro. Gli altri due confronti, tutti e due lo scorso anno, sono stati a favore di Sinner: una vittoria, abbastanza facile, proprio a Miami, al terzo turno, un 6-3 6-4 con poca storia e un dominio abbastanza netto di Jannik, mentre a Pechino, nei quarti, in indoor, Dimitrov riuscì a strappare un set a Sinner (6-4 3-6 6-2), ma più per un passaggio a vuoto dell’azzurro che per meriti propri. Il favorito, insomma, sembra essere l’italiano, ma sottovalutare l’ex fidanzato di Maria Sharapova sarebbe un gravissimo errore.
La finale tra Sinner e Dimitrov a Miami, come tutto il torneo, sarà trasmessa in diretta TV su Sky sui canali Sky Sport Uno (201) e Sky Sport Tennis (203). La partita si potrà seguire anche in streaming su Sky Go e Now
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