Vincere non è mai facile, confermarsi è ancora più complicato. Ma Pecco Bagnaia e la sua Ducati GP23, dodici mesi dopo quello storico trionfo atteso 15 anni, possono festeggiare ancora. Se il titolo del 2022 è stato quello del lungo inseguimento, con una leggendaria rimonta sui 91 punti di vantaggio di Fabio Quartararo a metà campionato, quello di quest’anno può definirsi come il Mondiale della maturità. La casa di Borgo Panigale si è confermata come la padrona incontrastata della classe regina, complice il declino di Honda e Yamaha e una Aprilia che non è ancora riuscita a fare l’ultimo passo: non è insomma un caso che a contendere la vittoria fino all’ultimo sia stato un altro pilota in sella a una Desmosedici, Jorge Martin. Ma l’aver vinto nella passata stagione è stato probabilmente un plus decisivo per il 26enne pilota torinese, che al di là di qualche sbavatura ha saputo districarsi con saggezza e intelligenza lungo l’arco di tutto il campionato. Il numero 1 sulla carena della sua Ducati, più che aumentare la pressione, gli ha dato tranquillità. E col piglio di un pilota navigato a dispetto della sua ancora giovane età, ha condotto in porto la sua moto.
Martin merita l’onore delle armi, ci ha provato fino all’ultimo - con tanto di caduta dopo pochi giri a Valencia, dopo essersi toccato con Marc Marquez - ma la gara di Doha, prima ancora della resa dei conti in Spagna, ha fatto pendere definitivamente la bilancia verso Bagnaia. Che contrariamente al 2022 è partito alla grande, con la doppietta in Portogallo, poi qualche alto e basso (successo nella sprint di Austin e ritiro alla domenica) prima di una costanza di risultati che lo ha proiettato in testa al Mondiale da Jerez in poi, resistendo al pressing di Marco Bezzecchi. I weekend del Mugello e di Spielberg sono i punti più alti raggiunti dal binomio Bagnaia-Ducati, che alla sosta estiva si presentano con un tranquillo +62 su Martin, emerso intanto come rivale più accreditato per il titolo. E che alla ripresa del campionato tira fuori le unghia: doppietta a Misano e Motegi, in mezzo l’India dove vince la sprint race e si piazza secondo alla domenica, approfittando al meglio del ritiro di Pecco. Che intanto è costretto a stringere i denti dopo l’incidente di Barcellona che rischiava di compromettere la sua carriera. Il gap in classifica si va assottigliando, fino al sorpasso nel sabato in Indonesia: Martin scalza Bagnaia ma il giorno dopo il campione del mondo vince la gara lunga e, complice lo 0 del rivale, si riprende la testa.
È un duello serrato, dove Bagnaia non riesce a scrollarsi del tutto lo spagnolo che in Thailandia piazza un’altra doppietta e continua a far sentire il suo fiato sul collo. Si arriva al Qatar, ancora una volta è Martin a brillare di più nella sprint e diventano appena 7 i punti che separano i due. Lo spagnolo sente quasi profumo di sorpasso ma la gomma lo tradisce nella gara domenicale dove a Pecco basta e avanza un secondo posto che vale un nuovo allungo a +21. Il resto è già storia: nella sprint di Valencia Martin si avvicina ma non basta. La classe regina, per il secondo anno di fila, parla italiano
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia