Trionfa l’Italia del tennis, nel segno di Jannik Sinner. Quarantasette anni dopo, è lui a guidare gli azzurri al ballo con l’insalatiera, come è chiamata la coppa più ambita, la Davis. Lo fa battendo nella finale di Malaga l’Australia, vero e proprio tabù azzurro, grazie ai successi di Matteo Arnaldi e soprattutto di Jannik Sinner, il diamante azzurro, vero protagonista della final 8 andalusa, capace di portare per mano l’Italtennis al traguardo che mancava dal lontano 1976 quando a far sognare l’Italia furono Panatta-Barazzuti-Barazzutti-Zugarelli, con Pietrangeli capitano.
All’ottava finale di Coppa Davis (la quarta contro la bestia nera Australia, vincente nel 1960, 1961 e 1977), i ragazzi del capitano Filippo Volandri centrano l’impresa. L’ultimo tentativo era stato nel 1998 e l’Italia era uscita sconfitta dal confronto con la Svezia.
A Malaga domina l’azzurro, e il secondo trionfo della storia arriva con due vittorie nei singolari. Protagonista anche Matteo Arnaldi che aveva perso all’esordio e invece ribalta Popyrin in tre set dopo essere andato in crisi nel secondo. Poi, la palla dello smash a Sinner, capace appena ieri di battere per la seconda volta il n.1 al mondo, Djokovic, e oggi preciso nello scrollarsi di dosso l’aggressività sottorete di De Minaur, che lo ha messo in difficoltà solo nei primi games. Finisce in due set, 6-3, 6-0: al terzo match point annullato dal rivale-amico australiano, Sinner fa esplodere l’esultanza della panchina azzurra, dove accanto al capitano Volandri e tutti i giocatori sedeva anche il grande assente, Matteo Berrettini. Il punteggio del secondo set dice che quando Sinner ha ingranato la marcia, non ce ne è stato per nessuno.
Nella serata di Malaga, protagonista anche Matteo Arnaldi, che non delude e vince il primo, cruciale, singolare battendo Popyrin 7-5 2-6 6-4 dopo aver mancato tre set point prima di chiudere il primo set e salvato otto palle break nel terzo. Dopo i tre match point non sfruttati nel quarto di finale contro l’olandese Botic Van de Zandschulp nell’incontro che ha aperto la campagna azzurra a Malaga, Arnaldi torna in campo con la leggerezza pensosa che gli ha permesso di guadagnare 90 posizioni in classifica da inizio 2023. Insieme alla rapidità con cui riesce ad assorbire gli errori senza farsene condizionare, e a una personalità forte ma da incanalare per esaltarne gli effetti, è la sua qualità maggiore, più evidente, la dote chiave che ha fatto girare la partita. Poi, ovviamente, c’è il tennis. Ci sono colpi da sgrezzare, da rifinire, ma una lettura delle situazioni di alto livello e una velocità nel processare le informazioni pari a quella di gambe e piedi che in campo volano. L’azzurro inizia bene, prende un break di vantaggio ma non lo difende. Il match ondeggia come un pendolo tra spirito combattivo e tensione. Entrambi cercano di contrattaccare, di giocare profondo con poche variazioni, più al centro per spostare l’avversario per poi entrare e mirare le righe laterali. Il sanremese ci va vicino a chiudere il parziale. Si guadagna infatti tre set point in risposta ma tre volte stecca di diritto. Tre errori di paura e frustrazione che sembra lasciare strascichi anche nel game successivo. Per due volte, infatti, l’azzurro si ritrova a fronteggiare palle break, ma si salva. Anzi, quando il gioco si fa duro, alla fine gioca meglio. L’australiano inizia però il secondo set in vantaggio di un break. L’azzurro è frettoloso nelle scelte chiave, e un doppio fallo fa il resto. Il peso del match e della responsabilità si abbattono su Arnaldi che, gioca più forte per rimettersi in pari. Ma, come tante volte succede, finisce solo per peggiorare le cose. Il terzo set si muove sempre sul filo. I tifosi, in maggioranza italiani, scaldano l’atmosfera. Popyrin manca cinque chances per andare avanti di un break nei primi due turni di risposta. Arnaldi lascia che l’onda passi, ma resta avanti. Il sanremese chiude il quinto game con quello che possiamo considerare il primo vero punto «Arnaldi style» della partita: gran difesa da fondo, e poi esplosivo diritto da sinistra in lungolinea. Tutta la squadra azzurra, compreso il tifoso d’eccezione Matteo Berrettini, scatta in piedi. La palla passa a Sinner, che chiude il conto im un’ora e 21 minuti. Poi tutti gli azzurri abbracciati in campo, Volandri compreso, raccontano al pubblico la loro emozione. La festa della Davis comincia, ed è azzurra.
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