Mercoledì 18 Dicembre 2024

Travolto da un camion mentre si allena in bici: è morto in Veneto Davide Rebellin

La bicicletta del campione dopo l'incidente

Un’altra tragedia si abbatte sul mondo del ciclismo: Davide Rebellin, il campione dalla carriera infinita, è morto oggi sulle strade del Veneto, a 51 anni, mentre era in bicicletta, travolto da un camion, che poi ha proseguito la sua corsa. Per il campione di tante corse del Nord Europa (Amstel Gold Race, Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi) non c'è stato niente da fare: la bicicletta, accartocciata e irriconoscibile, è stata trovata ad una trentina di metri di distanza rispetto al punto dell’impatto. Arrivati sul posto, i medici del Suem non hanno potuto che constatare il decesso del campione. Rebellin era uscito come sempre per una sgambata, dopo essersi ritirato dall’attività sportiva il 16 ottobre scorso. Abitava a Lonigo (Vicenza) e probabilmente stava tornando verso casa, sulla regionale 11 Vicenza-Verona, quando è rimasto vittima dello schianto. Un incidente che sembra la fotocopia di quello in cui morì nel 2017 Michele Scarponi. Ed una circostanza terribile ha fatto sì che tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente fosse uno dei fratelli del campione, Carlo: appreso dai media che c'era stato un incidente nella zona di Montebello, ha avuto forse un presentimento ed ha raggiunto il posto, riconoscendo immediatamente i resti della bici. Le indagini per rintracciare l’autista del camion che ha travolto Rebellin sono già in corso. Le prime ricostruzioni subito dopo l’incidente ipotizzavano che il camionista potesse non essersi accorto di nulla, ma i carabinieri hanno passato al setaccio le immagini delle telecamere di sicurezza di un ristorante, La Padana, nel cui parcheggio proprio il camion è stato visto entrare, subito dopo l’incidente. Se il mezzo è poi ripartito da lì, prendendo la stessa uscita rispetto alla statale 11, è pressoché impossibile che chi ne era alla guida non si sia accorto del corpo a terra e della bicicletta. Ma fino a stasera del mezzo pesante non c'era ancora traccia. Sgomento e cordoglio unanime per la notizia della morte di Rebellin, che ha coinvolto anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Sono turbata e rattristata dalla notizia della tragica scomparsa di Davide Rebellin. Condoglianze alla famiglia», ha scritto la premier su Twitter. Al dolore della famiglia di Rebellin e del ciclismo si è unito anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, e naturalmente la Federciclismo. «La scomparsa di Davide - ha commentato il presidente Cordiano Dagnoni - ci ferisce profondamente per ben due motivi. Prima di tutto perché una tragica notizia vede coinvolto ancora una volta un ciclista. Poi, pur non conoscendo ancora bene le dinamiche dell’incidente, è evidente che ancora molto bisogna fare in questo Paese riguardo la cultura del rispetto. Ci tengo a sottolineare che il nostro sport vive sulla strada, soprattutto in occasione degli allenamenti. È da tempo che la Federazione sollecita le istituzioni ad intervenire con provvedimenti adeguati». A sostegno di questa analisi sono arrivati i dati del rapporto dell’Asap, l’Associazione sostenitori Polstrada: sono stati 103 i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade italiane nei primi otto mesi dell’anno , ai quali si debbono aggiungere i decessi avvenuti a distanza di giorni o settimane negli ospedali dopo il ricovero. Davide Rebellin aveva ufficializzato il suo addio alle corse neanche un mese fa, in occasione della Veneto Classic. Azzurro n. 174 ai Mondiali di ciclismo, ha fatto il suo esordio nella rassegna iridata nel 1996 a Lugano. Storico il suo tris di vittorie nel 2004 nello spazio di otto giorni: Amstel Gold Race, Freccia Vallone (poi conquistata altre due volte) e Liegi. Nel suo palmares, anche una medaglia «amara»: l’argento ai Giochi di Pechino, poi revocata per una positività al doping in realtà mai chiarita fino in fondo.

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